giovedì 30 dicembre 2010

Un parfum unique... e carissimo






Chi ha sognato da sempre di indossare un profumo unico, che si adatti perfettamente alla propria pelle e alla propria personalita' puo' realizzare il suo sogno a Parigi, presso l'Artisan Parfumeur, 32 rue du Bourg Tibour.

Da L’Artisan Parfumeur sono necessari cinque tappe e tre mesi per ottenere una fragranza unica.

Il primo incontro è con Pamela Roberts direttrice dell’atelier e serve a conoscere i desideri, i ricordi, le aspettative della cliente, il tutto viene poi trasferito al ‘naso’ incaricato della realizzazione di questo profumo esclusivo.

Il secondo appuntamento è invece necessario per testare i primi tentativi e scegliere la base della composizione.

Al terzo incontro si prova il profumo finale.

Alla quarta tappa il profumo è pronto e gli si può dare un nome.

Resta la confezione che sarà svelata con la consegna del profumo al quinto e ultimo appuntamento.

Il profumo viene infatti imbottigliato in una boccetta (150 ml) in vetro soffiato realizzata dal maestro vetraio Pascale Riberorolles, in 10 vaporizzatori da 50 ml con etichetta personalizzata e in 5 mini vaporizzatori da borsetta, il tutto presentato in un cofanetto di raso di seta.


prix du parfum 15.000 €

mercoledì 29 dicembre 2010

Ornella Muti super ritoccata ma sempre splendida..

Bellissime foto di Ornella Muti, diventata bionda dopo essere stata un'affascinante bruna dagli occhi azzurri.. Da notare che nella foto con la figlia Naike Rivelli la piu' bella e la piu' giovane é lei !!

Un formaggio svizzero molto originale..




Il Tête de Moine (alla lettera: testa di monaco), è un formaggio semiduro di forma cilindrica, le cui forme pesano in media 800 grammi e la cui squisita pasta si fonde delicatamente contro il palato.

Il Tete de Moine, ha origine nelle ultime propaggini del Giura svizzero.

E' un formaggio a pasta dura, adatto alla lunga conservazione, o semimorbida, prodotto con latte fresco non pastorizzato proveniente da mucche nutrite con foraggio fresco.

Il Tete de Moine ha gusto aromatico e intenso, più pronunciato nel formaggio invecchiato.

Il Tete de Moine, aromatico e intenso, va sempre raschiato delicatamente, con l'apposito attrezzo, la girolle, fino a creare delle deliziose " rosette " di formaggio che ne esaltano l' aroma armonioso, mai tagliato!

Questo modo di servirlo modifica la struttura della pasta e, grazie alla superficie più estesa che entra a contatto con l’aria, il Tête de Moine libera al meglio tutti i suoi complicati aromi.

Già i monaci dell’abbazia Bellelay, nell’odierno Giura bernese, raschiavano le forme con un coltello posto orizzontalmente.
Sembra che il formaggio servisse loro da moneta di scambio già nel XII secolo.


In cucina, è usato come un formaggio da grattugia, ma può essere utilizzato per sostituire il Parmigiano nella guarnizione di un piatto di carpaccio, rendere l'insalata un piatto singolare insieme a noci, limoni e erba cipollina.
Sarà un ottimo spuntino se consumato come lo servono gli svizzeri: con semi di cumino e fette di pane fresco.

L’incomparabile sapore del Tête de Moine DOP è dovuto al genuino latte di montagna con cui è prodotto, in poco meno di una decina di caseifici di villaggio della sua regione d’origine, secondo il severo capitolato d’oneri del marchio.

Esso è poi affinato per almeno due mesi e mezzo su speciali assi di abete rosso. I buongustai apprezzano molto il Tête de Moine DOP, che corona sovente i loro piatti di formaggio durante l’aperitivo o il dessert.

Il romanzo bilingue di Roberto Ferrucci parla d'amore..



..per l'Italia ! E dei sentimenti complessi di un italiano in Francia (o all'estero in generale)


Pubblicato in Francia, l’ultimo romanzo dello scrittore veneziano Roberto Ferrucci racconta un «sentimento di cittadinanza ferita»: «L’Italia, vista da fuori, è un paese ridicolo»

Il suo nuovo romanzo si intitola Sentimenti sovversivi (p. 221, 15 euro).

Scritto in Francia, a Saint-Nazaire, di fronte all’oceano, e pubblicato in versione bilingue da una casa editrice francese, la prestigiosa Meet (Maison des écrivains étrangers et des traducteurs de Saint-Nazaire), diretta dal romanziere Patrick Deville.

Nel suo romanzo Roberto Ferrucci cerca di raccontare a uno straniero il sentimento di cittadinanza ferita che prova oggi un italiano verso il suo paese.

«Avrei voluto scrivere una storia d’amore, quando ho iniziato questo libro, la prima volta che sono arrivato qui, ma oggi è impossibile, credo, per uno scrittore italiano, riuscire ad astrarsi dal senso di repulsione, da quella volgarità diffusa che, oggi, è il biglietto da visita del mio paese».

«L’Italia, vista da fuori, è un paese ridicolo, oggi».

Il protagonista del romanzo rimpiange che in Italia non si esprima un conflitto sociale all’altezza dei tempi: «La gente non arriva alla fine del mese, e tace».

Scopre che fine fanno i paquebot, le enormi navi da crociera costruite nei cantieri navali di Sant-Nazaire, proprio in faccia al terrazzino in qui scrive : sono quelle che percorrono il Canale della Giudecca e rovinano le rive fragili di Venezia per mostrare la città ai turisti avidi di ricordi veneziani.

Sentimenti sovversivi é un romanzo dell’indignazione scritto con un stilo preciso e inconfondibile, con la capacità di dare fascino e vivacita' a ogni situazione descritta.


Sentimenti sovversivi racconta come l’impegno per la giustizia sociale, l'amore per il proprio paese, riguardi qualcosa di più intimo che una semplice opinione politica: é una presa di posizione sentimentale e ideologica.


Il 18 novembre 2010 è uscito in Francia il nuovo romanzo di Roberto Ferrucci Sentimenti sovversivi (Meet, les bilingues, p. 221, 15 €), tradotto da Jérôme Nicolas, lo stesso traduttore dell’edizione francese di Cosa cambia, Ça change quoi (Seuil, Fiction & cie, 19,80 €).
Lo stesso giorno, il responsabile delle pagine culturali dell’Humanité, Alain Nicolas (soltanto omonimo del traduttore), lo ha recensito sul supplemento letterario del quotidiano francese.

lunedì 27 dicembre 2010

Acqua di Gioia , un inno alla femmilita' e alla natura





14 anni dopo il lancio del profumo maschile Acqua di Giò, Giorgio Armani crea Acqua di Gioia, una nuova fragranza femminile, pura e cristallina, in osmosi con la natura.

Un profumo che evoca emozioni, ispirato dalla bellezza della natura...


Creato da tre grandi nasi della profumeria, Anne Flipo, Dominique Ropion e Loc Dong, questo nuovo profumo svela fragranza acquatiche e al contempo vegetali.

Contrariamente a quanto possano far credere i loro nomi simili, « Acqua di Giò e Acqua di Gioia non sono legati.
Acqua di Gioia evoca la complicità tra una donna e la natura, in qualunque modo
essa si esprima » rivela Giorgio Armani.

La particolarità? I tre nasi hanno lavorato fianco a fianco, sviluppando ognuno un accordo. Un lavoro di squadra finalizzato a tradurre in un profumo la visione della gioia di Giorgio Armani.


Il punto in comune? La loro passione per la natura, e soprattutto per i fiori naturali, gli estratti legnosi e le note animali.
La fragranza? Una combinazione insolita di ingredienti, attinti dal cuore della terra e del mare, che si traduce in un profumo destinato a rendere felici le donne!

Un inno alla natura evocata fin dalle prime note da un'indescrivibile sensazione di freschezza.
La sua composizione olfattiva si apre con note di menta e limone di Calabria, poi evolve verso una scia floreale espressa dal gelsomino acquatico, per finire con note più calde e carnali rivelate dal legno di cedro spruzzato di zucchero di canna e labdano (una delle rare piante a possedere delle note animali).

Con questo nuovo profumo Giorgio Armani ci trasporta in un mare trasparente e selvaggio, degno delle isole più amate dallo stesso Giorgio Armani.
« Mi hanno ispirato isole come Pantelleria e Antigua, dove sono andato in villeggiatura per anni. Questi due luoghi rappresentano un ideale, uno spazio per evadere e rigenerarsi grazie alla natura...»

Un paesaggio idilliaco per raccontare la storia del profumo: una donna appare su un'isola deserta, dopo un temporale estivo, nel cuore di una vegetazione selvaggia.

Accarezzata dalle foglie ancora umide di una foresta lussureggiante la donna sente che i suoi sensi si risvegliano, in contatto con l'acqua. Vede in lontananza una spiaggia di sabbia finissima, bagnata dalla onde. Avvicinandosi si abbandona, ubrica di gioia, al potere di Madre Natura.

La splendida modella americana Emily DiDonato è la testimonial del profumo e incarna la donna Acqua di Gioia, con i suoi meravigliosi occhi azzurri.

Il flacone, in vetro trasparente, ricorda con la sua sinuosità le onde del mare, o le curve armoniose del corpo di una donna.

Femminilità e natura: sono le parole chiave della nuova fragranza firmata Giorgio Armani.

Israelab a Milano






Dal 15 dicembre al 10 gennaio 2011 sarà aperta una mostra dedicata alla cultura israeliana dal titolo "Israelab - Viaggio nella creatività del Paese”, presso l'Aula Consiliare del Comune di Milano Zona 3, a cura di Maurizio Turchet in collaborazione con l’Associazione Amici d’Israele.

La mostra fotografica rappresenta un paese ricco di storia, cultura e ricca di persone che rappresentano l'eccellenza della realtà artistica, medica e tecnologica.

Le immagini proposte vogliono raccontare la bellezza della realtà quotidina che vogliono raccontare la storia e far scoprire stili di vita, momenti artistici, musica ed arti visive.
Israelab propone un’introduzione dal punto di vista di un laboratorio: accademie d’arte visiva, architetture avveniristiche, design al limite con l’arte, ricerche archeologiche sul territorio.

E ancora: fabbriche alchemiche dei prodotti del Mar Morto che utilizzano tecniche di fisica quantistica e sperimentazioni degli stili di vita, come avviene nei locali di Tel Aviv o nei quartieri abitati dagli studiosi ortodossi di Gerusalemme.

Un Paese dove riescono a convivere le comunità multietniche più eterogenee.

Infatti, su sei milioni di abitanti complessivi, tra cui oltre un milione e seicento-mila arabi israeliani (senza contare i palestinesi dei territori contesi e di Gaza), oggi esistono numerose comunità cinesi, filippine, indiane e africane che si ag- giungono agli ebrei provenienti da ogni continente e ai cristiani di ʻTerra Santaʼ.

È un crogiuolo di culture che apre a scenari inediti.

La mostra evento Israelab, non pretende di essere esaustiva su un tema così ampio e variegato ma propone unʼosservazione laterale dell’onda creativa che attraversa il Paese.

La Sala Consigliare di Zona 3 e la Biblioteca Civica Valvassori Peroni, luoghi di incontro culturale particolarmente vivi nel quartiere(in cui si trovano, tra lʼaltro, il Politecnico e la Facoltà di Architettura), sono lʼambiente ideale per ospitare questo progetto di comunicazione.

Inaugurazione con intervento musicale di Yevgenya Kimiagar Martedì 14 Dicembre 2010 dalle 18.30 alle 21.00 Sala Consiliare Comune di Milano Zona 3, Via Sansovino 9

Da Martedì 11 Gennaio alle 17.00 gli eventi e le esposizioni proseguiranno presso la Biblioteca Civica Valvassori Peroni Via Valvassori Peroni 56 e si concluderanno l’11 Febbraio 2011

domenica 26 dicembre 2010

Miss Sixty : pizzo nero sexy







Uno stile sensuale e accattivante quello proposto da Miss Sixty per la stagione invernale.

Il pizzo, diventato un vero e proprio must, viene interpretato dal brand in versione rock per un look davvero sexy.

La proposta spazia dall’elegante minidress a balze, alla gonna a vita alta a cui si abbina la t-shirt glam con inserti in pizzo e strass.

Completano il look gli accessori: dal cerchietto, alle decolletes in pelle nera col tacco alto, fino ai gioielli in strass.


Pizzo nero per la Rock Lady MissSixty, inverno 2010-2011

sabato 25 dicembre 2010

Capodanno a Parigi



Nonostante il clima sia piuttosto rigido, Parigi resta una delle mete più ricercate per le feste natalizie.

La sua meritata fama di città del bien vivre, della buona cucina e del buon bere ne fa in effetti un luogo adatto ai festeggiamenti di fine anno.

Ovviamente non c’è che l’imbarazzo della scelta, dipende solo dai gusti, da cosa si desidera mangiare, da quanto si vuole spendere e da quale arrondissement si vuole frequentare.

Per i tradizionalisti sarà difficile rinunciare a trascorrere la notte di Capodanno in uno dei locali ‘storici’ della ville lumière, come il Crazy Horse o il Moulin Rouge, ma attenzione perché il conto può risultare piuttosto salato visto che la cena con spettacolo del 31 dicembre al Moulin Rouge costa circa 600 euro.

Sempre rimanendo nella tradizione turistica parigina, ci si può invece concedere il più romantico Bateaux Mouches, scelta che presenta il vantaggio di cenare ammirando alcuni dei più importanti monumenti della città.

Per la sera del 31 dicembre sono previsti programmi speciali, sia nella durata, che non è di 2 ore come nelle sere normali ma può prolungarsi oltre la mezzanotte, sia per l’animazione con musica dal vivo, e nel menù che prevede alcuni dei classici della cucina francese come fois gras, crostacei, formaggi, il tutto innaffiato da ottimi vini e da champagne.
I prezzi vanno da un minimo di 300 fino a 500 euro.

Chi non ha intenzione di rinunciare al cibo organico nemmeno per il cenone del 31 dicembre può optare per il ristorante Villa Spicy che propone un menù realizzato con prodotti biologici.

Se normalmente il menù bio e detox, bevande comprese, costa circa 36 euro, (prenotando un massaggio di 35 minuti agli oli essenziali il prezzo sale a 77 euro), per il cenone di Capodanno è previsto un menù da 190 euro.

Ma per un Capodanno che nonostante il sapore turistico rimanga unico ed originale una scelta giusta potrebbe essere quella di cenare al ristorante russo Didineskaya.
Esperienza unica perché si tratta di un luogo éphémère, allestito esclusivamente in occasione di queste festività natalizie, aperto il 3 novembre chiuderà, infatti, il 3gennaio 2011. E’ nel cuore degli Champs Elysées, fra Avenue Dutuit e Place de la Concorde.
Circa 180 metri quadrati il cui décor riproduce una vera dacia russa, velluti rossi per i divani, tappeti caucasici, specchi dorati e un’atmosfera a lume di candela.
Il menù coniuga la cucina russa con i classici francesi, caviale e ostriche, vodka e champagne.
Nasdrovia ! Santé !

Per chi, invece, cerca qualcosa di meno turistico e un po’ più bobos basterà scegliere un quartiere più defilato, anche se non meno noto, come Canale Saint Martin, Saint Marthe, Belleville o Batignolle.

Il calendario Maybelline New York est favoloso !




Maybelline New York dà il benvenuto al 2011 con un nuovo strepitoso calendario prodotto in edizione limitata e destinato a rappresentare un oggetto esclusivo collezionabile.

Una sequenza di scatti che incantano grazie alla presenza di look e ambientazioni dai colori forti e vibranti, bellezze incredibili dall’audace sensualità e all’alternarsi di citazioni che ammiccano al mondo pop americano.

Le immagini mostrano solo alcuni dei mille volti delle donne di oggi.
Evocano i sogni infantili, le ossessioni, le debolezze, gli impegni quotidiani (tra il domestico e la mondanità) che ognuna vive ogni giorno.

Sarà facile sorridere osservando alcune delle situazioni rivisitate dall’estro creativo di Kenneth Willardt, ma anche queste scene familiari di vita vissuta tra le mura domestiche, assumono grande impatto e allure, grazie ad una rappresentazione artistica enfatizzata e originale della femminilità.
Per ognuno degli scatti sono stati creati particolarissimi set dove sono stati minuziosamente ricreati dodici diversi ambienti.

Protagonista di ogni situazione è la donna, la cui presenza al centro della stanza non è mai statica. Immagini cariche di energia e volutamente espressive che ritraggono sette splendide donne diverse, ma simili perché ognuna nella sua diversità rappresenta la donna Maybelline .

Dodici ambienti, sette protagoniste (Erin Wasson, Emily DiDonato, Kemp Muhl, Julia Stegner, Jessica White, Lisalla Montenegro, Shu-Pei Qin), brevi storie racchiuse in un calendario che rompe gli schemi. Glamour, colore, bellezza e originalità, questi sono i termini per descrivere l’edizione 2011 del calendario.

Il make-up Maybelline New York è a cura di Charlotte Willer.

em>Nella foto, Shu-Pei Qin – Courtesy of Maybelline New York

Pupazzi per Natale..unconventional toys..



Unconventional toys, il must have di Natale per bambini adulti !!

A qualche bimbetto vivace si potranno anche regalare, se non altro come spunto per lezioni di anatomia umana, ma i pupazzi I Heart Gluts, non sono i soliti, innocenti, giochi di peluche, bensì interiora umane!

Dal cervello ai polmoni, passando per reni, pancreas, prostata, vescica, e tutte le ghiandole di cui siamo fatti, I Heart Gluts, coloratissimi e sorridenti, non ne vogliono proprio sapere delle magagne umane!

Qui, tutti gli organi interni rispondono all'appello persino alle fatidiche curiosità infantili sulla sessualità: perché non aiutare la spiegazione con Sexy Gland Set (set delle ghiandole sessuali)?

Le bambole sono brutte non solo quando vengono rifiutate dai bambini o entrano nel cast dei film dell'orrore, ma anche se si chiamano Uglydoll e hanno facce poco raccomandabili, emerse probabilmente nelle sedute psicanalitiche dei loro inventori, gli artisti David Horvath e Sun-Min Kim.

Viola livido e tre gambe, verde bile e un solo occhio, nero e corna eloquenti, oppure rosso sangue e canini per mostruosità in stoffa, deformità animalesche, divertentissime. Da non regalare a bambini che di notte vedono il Babau.

La storia di Treeson è quella del mostro brutto ma buono, che soffre del fatto di non possedere il cuore.
Eppure, un giorno, qualcuno o qualcosa (non si sa) gli ficca un ramo d'albero nel petto.
Senza sentire dolore, Treeson lo lascia lì, perché da allora egli è il figlio degli alberi e in molti si accorgono del suo “cuore”, diventandogli amico.

La brigata di Treeson, disegnata a più mani per Crazy Label è composta da personaggi brutti e irriverenti, tribolati e insoddisfatti, ma buoni.
Proprio come gli adulti.
Anche se sulla bontà c'è qualche dubbio, persino a Natale.

venerdì 24 dicembre 2010

giovedì 23 dicembre 2010

sabato 18 dicembre 2010

La Parisienne d'Ines De La Fressange, "le guide" par excellence




Inès de La Fressange est LA Parisienne par excellence.
Elle a cette élégance et ce côté piquant qu’ont les parisiennes, mais elle a surtout LE style !

Avec son livre « La Parisienne » elle nous conseille.
Dress code de la tenue typique de la parisienne...

La parisienne est un mythe aux quatre coins du monde, qu'on envie et qu'on imite.

Chic, bon goût, charisme, glamour, une pointe de piquant dans les yeux et un caractère exécrable, c’est ça le mythe de la parisienne.

Ne cherchez pas sa plus édifiante représentante ..il s’agit bien évidement d’Inès de La Fressange, l’ex-top modèle égérie de Chanel, le caractère exécrable en moins.


Inès de La Fressange vient de sortir un livre intitulé « La Parisienne » où elle nous donne une foule de conseils et de bons plans pour être à la hauteur de notre réputation de parisienne.

Et c’est bien la mieux placée pour le faire ! Sortez votre rouge à lèvres carmin et suivez meltyFashion dans un voyage au pays du bon goût, zoom sur le look de la parisienne, le look d’Inès bien évidement !

Des couleurs neutres : du blanc, du noir, du gris du nude voire du bleu sage que l’on réveil par un rouge sexy et plein de caractère : voilà la gamme chromatique du look de la parisienne.

La règle d’or c’est « jamais plus de trois couleurs » !
Pour les vêtements, on optera pour le pantalon 7/8 adulé par Audrey Hepburn dans les années 60 qui mettra nos chevilles en valeur.
Il est taille haute et à pinces bien évidement !

Un chemisier en dentelle délicate un brin transparent pour un côté fragile et féminin que l’on prendra couleur crème, c’est le must.

On n’oublie pas la fameuse veste smoking noire, coupée légèrement droite façon boyfriend.
Pour ce qui est des chaussures, ce sera bien entendu des stilettos à plateformes nude pour allonger encore d’avantage la silhouette.
Et oui, évidement, comme toute parisienne qui se respecte, on se perche sur 12 cm de talons !

La parisienne Ines de La Fressange en veste smoking, pantalon 7/8 et lunettes de soleilInès, toujours en couleurs sobres et souvent en noirLes gants en cuirLe sac de dame

La parisienne Ines de La Fressange toute de noir vêtue avec ses gants en cuir et son sac de dameLe bon look tient, en grande partie, aux accessoires. On prend donc grand soin de bien les choisir et de ne pas les accumuler à une quincaillerie de bijoux qui donnera un effet surchargé.

L’élément clef de la parisienne c’est sans conteste le foulard en soie.
Noué au bras, à notre sac à main ou à notre cou façon foulard Hermès , il nous tiendra chaud et nous donnera une classe indiscutable.
A la poubelle la grosse écharpe guenille !

Et pour faire une petite BA mode, on achète le foulard Maje signé par l’une des people qui le proposent comme Gilles Lellouche pour l’opération Mécénat Chirurgie Cardiaque.

Sachez que la parisienne ne sors jamais sans lunettes de soleil pour un côté inaccessible.
Nous vous proposons les Cats de Ray Ban très tendance et rétro à la fois qui vous feront un regard félin.
Pour avoir nos mains délicates au chaud on enfile des gants de conduite en cuir fin gris perforé.
Le sac est bien évidement un sac de dame rigide à boucle dorée pour une allure stricte mais tellement « smart ». Enfin, que serait une parisienne sans le fameux béret en laine noire enfoncé à mi-front ?

Dior ou Chanel : ce sont les marques qui finissent à la perfection le look de la parisienne, côté cosmétiquesOn ne néglige pas le maquillage mais on se la joue en légèreté car on misera tout sur des lèvres rouge carmin, assorties à nos ongles of course.
On choisit son make-up chez Chanel, maison de haute-couture française par excellence qui a longtemps choisi Inès de La Fressange comme égérie, ou chez Dior, mais si on souhaite opter pour un plus petit budget, on fonce sur le site de la marque Gemey Maybelline où l’on trouvera notre bonheur à petits prix.
Nous finirons avec le parfum, élément indissociable de la parisienne que nous achèterons aussi chez Chanel rue de Cambon (pas plus cher et tellement plus chic !). Pour être fraîche et frenchy c’est bien entendu Coco Mademoiselle de Chanel que l’on portera.
A vous de jouer à présent : être parisienne c’est un état d’esprit, donc pas besoin pour cela de vivre à la Capitale. Et on file acheter le livre « La Parisienne » d’Inès de La Fressange , notre nouvelle Bible !

Parigi, Londra, New York : tre stili e tre manuali preziosi





















Siete convinte che Parigi, Londra e New York abbiano lo stesso stile? Sbagliato, sbagliatissimo, la regola è: città che vai, stile che trovi.

Lo raccontano tre preziosi manualetti, scritti da tre donne davvero speciali.


Parigi è: l'arte del décalage, lo sport più praticato dalle "fashion victimes" della Rive Gauche.
E da Ines de la Fressange, celebre mannequin, creatrice di abiti, interior decorator, égérie negli anni ‘80 di Chanel (ora ambasciatrice di Roger Vivier).

L'affascinante Ines ha cercato di spiegare tutti i segreti della “pariginità” nel diario La Parisienne (edizioni Flammarion).

In estrema sintesi: puntare su capi basic di ottima qualità (ma non devono avere l’aria troppo costosa); aggiungere due o tre dettagli folli, imprevedibili; mescolare, assumendosene i rischi.
Vietato mostrare loghi e marchi: lo show off della firma non si fa. Mai.








Londra è: l'elogio dell'eccentricità, la riluttanza a ogni diktat, il genio mixato alla sregolatezza.
Da notare come si veste Luella Bartley, stilista di culto, ex giornalista per l’Evening Standard e per Vogue Uk, compagna alla Saint Martins di Phoebe Philo, designer di Stella McCartney e Giles Deacon.

O, meglio, leggete il suo nuovo libro, Luella's Guide to English Style (edizioni 4th Estate): a dispetto del titolo, non è una guida ma piuttosto un saggio di costume, una panoramica della britishness nella sua totalità, dalle gonne a pieghe al bondage.

Con un unico avvertimento: in guardia dalla moda di massa, rischia di appiattire l'individualità dello stile.




New York è: un dressing impeccabile e ordinato contenente tutti gli abiti e gli accessori fedeli in tutte le taglie, souvenir di momenti belli e tristi..
Chi lo dice? Nina Garcia, una donna di vasta esperienza fashion: già direttore moda delle edizioni Usa di Elle e Marie Claire, è giudice del reality Project Runway, nonché consulente di molti stilisti.
Ha appena dato alle stampe il volumetto The One Hundred, Cento capi e accessori che una donna di classe deve possedere (De Agostini).

C’è tutto, dalle All Star al giubbotto jeans, dal cappotto di cashmere al tubino nero.

Imperdibili le piccole astuzie: come si sceglie la borsa per la vita? Come si aggiorna un classico dell'eleganza (tipo il tailleur)? Niente paura, ve lo dice Nina.

mercoledì 15 dicembre 2010

La foire aux perles du langage professionnel



La langue professionnelle est source d'efficacité entre personnes exerçant le même métier.
Le jargon, qui exprime le savoir et le savoir-faire de l'entreprise, a donc une vraie utilité en termes de rapidité et d'efficacité dans les échanges quotidiens.
A condition toutefois qu'il n'échappe pas du strict cadre d'une spécialité...

La langue professionnelle est source d'efficacité entre personnes exerçant le même métier.

Le jargon, qui exprime le savoir et le savoir-faire de l'entreprise, a donc une vraie utilité en termes de rapidité et d'efficacité dans les échanges quotidiens.

A condition toutefois qu'il n'échappe pas du strict cadre d'une spécialité...

Voici quelques exemples d'expressions plus ou moins savoureuses.

-« Dans le media schedule, pourrais-tu rajouter le reach par target ? » (dans le plan media, pourrais-tu rajouter le taux d'impact par catégorie de cible ? )

-« Tu fit dans le moule » (tu colles à la culture d'entreprise)

-« Je checke si j'ai noté ça sur ma to-do list » (je vérifie si je l'ai noté dans ma liste de choses à faire).

-« Non, je n'ai pas uploadé l'artwork sur le réseau » (non, je n'ai pas téléchargé les graphiques et illustrations)

-« Je te call asap pour te donner un feedback » (je te rappelle dès que possible pour te donner mon avis)

-« Dans l'output de l'analyse, peut-on avoir le split par région et aussi les market shares ? » (dans le relevé d'analyse, peut-on avoir une idée du découpage par région et des données sur les parts de marché)

-« Y'a-t-il un risque client à mutualiser la ressource ? Non, pour lui c'est transparent ! » (Le client verrait-il un inconvénient à ce que nous utilisions la même ressource pour quelqu'un d'autre ? Non, il n'aura aucun moyen de le savoir ! »

-« On a brainstormé sur la propal » (On a réfléchi tous ensemble sur la base de la proposition commerciale)

-« Je reviens vers toi pour valider le MoM » (Je te recontacterai pour vérifier le contenu du compte rendu de réunion -Minute of Meeting)

-« C'est une win-win situation » (c'est une situation gagnant-gagnant)

-« Il y a un fort effet tunnel entre ces deux milestones » (On a peu d'informations sur l'avancement du projet entre ces deux étapes)

-« On a pris l'action, c'est dans le pipe » (On s'en occupe, on attend le résultat)

-« Si on continue à ne pas adresser les issues, on sera incapables de comiter » (A force de ne pas traiter les problèmes, on ne pourra plus prendre d'engagement)

-« Peux-tu me définir l'AS IS et le to be de la future orga ASAP, STP ? ! » (Pourrais-tu me réaliser l'analyse de l'existant puis définir les modalités de la future organisation aussi vite que possible s'il te plaît ?)

Les perles relevées par « Les Echos »

− «Je te forwarde le feedback du client pour updater le pitch avant le call.» (Je te fais suivre la réaction du client afin de mettre à jour la présentation avant la conférence téléphonique)

− «Tu me draftes une réponse ?» (Tu me réponds même sous forme de brouillon ?)

− «La deadline est demain ? OK je te le drafte ASAP, mais ce sera quick and dirty.» (Ah, c'est demain la date limite ? D'accord, je t'envoie quelque chose dès que possible mais je te préviens ce sera brut de fonderie)

− «Pas le temps, j'ai un kick off meeting.» (J'ai une réunion afin de fixer le programme)

− «Les juniors se limitent à faire du box ticking, mais ça coûte tout de même cher au client.» (Les débutants se contentent de cocher des cases...)

− «Cruncher» (Compiler et analyser des tableaux de données)

− « Google-le pour en savoir un peu plus... » (Va chercher des information sur lui sur Google)

− «C'est quick win !» (C'est facile avec des résultats rapides !)

− «Le wording» (La formulation d'une idée)

− «Avec ce niveau de spread, c'est vraiment mal pricé pour ce rating, mais on va tout de même closer le deal.» (Avec ce niveau de volatilité, c'est mal évalué mais on fera quand même l'opération)

− «Lui, c'est un fax partner !» (Un associé d'un cabinet international d'avocats ou d'audit qui, au lieu de «chasser» le client, se contente de traiter les dossiers que lui transmet son réseau international)

− «Tu «m'set» un meeting pour la semaine pro ?» (Tu me planifies une réunion pour la semaine prochaine ?)

− «T'as le numéro des facilities ?» (services généraux)

− «Je te le forwarde, mais... delete !» (Je te le fais suivre mais…détruis tout ensuite !)

− «Ils ont lu la propale, on devrait bientôt implémenter.» (Ils ont lu la proposition commerciale, on va passer à la mise en oeuvre.)

− «Ok, c'est dans le pipe» (c'est en cours)

− A la lecture de la messagerie : «Son «OOF » («out of the office») dit qu'il est «out» (absent) cette semaine.»

Pour les promotions et les rémunérations

− «T'as fait ton annual review ?» (entretien annuel avec un supérieur hiérarchique)

− «Mon n+ 1 me reproche de ne pas assez délivrer.» (Mon supérieur hiérarchique direct me trouve insuffisamment productif.)

− «Cette année, quel que soit le «ratin», y'a pas d'augmentation !» (Le rating est une note attribuée en fin d'année.)

− «Dans mon équipe, je n'ai que des «FA», mais je ne peux pas les récompenser... » (La note FA «fully achiever» correspond à un salarié très performant.)

Pour ajouter vos perles à cette liste, envoyez vos propositions par mail : lesechosweb@lesechos.fr

source : Les Echos

martedì 14 dicembre 2010

A Natale... Panettone di Milano o Pandoro di Verona ?









Sono i due famosi protagonisti della tavola natalizia; forse non tutti ne conoscono però la storia e l’origine del nome.

Parliamo un po' dei due dolci tradizionali che saranno sicuramente presenti durante le feste natalizie.
Per me il dolce di Natle é il Panettone, conosciuto in tutto il mondo.
Meno famoso ma popolare é il Pandoro, originario di Verona, che é presente sopratutto per accompagnare una coppa di spumante durante i pomeriggi in famiglia..


Il panettone è un dolce milanese intorno alla cui origine sono fiorite varie leggende.

Una di queste collega il dolce alla storia del contrastato amore tra Ughetto, falconiere del Duca, e Adalgisa, umile figlia di un fornaio costretta a svolgere vari lavori per aiutare la famiglia in difficoltà in seguito alla perdita di clienti del padre.
Ughetto decide di lavorare come garzone del forno dell’amata; in quell’occasione modificò in parte la ricetta del pane, aggiungendovi il burro, lo zucchero, pezzetti di cedro candito e delle uova.
In seguito il ragazzo decise di preparare un “panettone” speciale per la festa di Natale, integrando la ricetta con dell’uva passita.

Secondo altre fonti, Toni,un panettiere milanese, nel corso di un banchetto bruciò il pane, e per salvarlo lo impastò con uova, zucchero e spezie.
Ecco quindi che venne per caso creata la ricetta del panettone, il “pan del Toni“.




Le origini del Pandoro di Verona sarebbero invece da far risalire al “Pane di Vienna“, un compagno della brioche francese, che veniva preparato in Austria.

Altre fonti citano invece il “pan de oro” , gustato in passato dai ricchi veneziani. Si dice infatti che in Veneto, durante l’epoca rinascimentale, si preparassero dolci ricoperti di foglie in oro zecchino, tra cui appunto il pan de oro.

Secondo un’altra tradizione, infine, Domenico Melegatti depositò il 14 ottobre 1894 il brevetto di un dolce con la sembianza di una stella a otto punte, raffigurata in un quadro del pittore impressionista Angelo Dall’Oca Bianca, pittore .

Due dolci dalla storia affascinante, quindi, che anche quest’anno non mancheranno sulle tavole imbandite per le feste.

Importanti alcune “regole” per riconoscere i Panettoni e i Pandori più saporiti.

Per quanto riguarda il Panettone, la cupola deve essere sia incisa a croce e deve essere priva di tagli.
La crosta deve essere dorata, mentre la pasta deve avere un deciso colore giallo e presentare dei buchi.


Le regole d’oro per riconoscere un buon Pandoro sono invece la pasta di colore giallo deciso ma con alveolature meno evidenti rispetto al panettone.

Importanti anche le indicazioni che la Confartigianato raccomanda di seguire con attenzione al momento dell’acquisto: gli ingredienti riportati nella confezione devono essere esclusivamente farina, uova, zucchero, burro, uva sultanina, frutta candita, lievito naturale, aromi naturali e eventualmente miele, vaniglia e cioccolato




Il panettone è la sfida più difficile e affascinante per un pasticcere”: così dice Stanislao Porzio.
E dobbiamo credergli in considerazione della sua specifica competenza, tradotta in un libro (Il Panettone, Guido Tommasi Editore) e in una manifestazione (Re Panettone), che ha chiuso la sua terza edizione da qualche giorno con trionfo di folla.

Dal contrasto tra la complessità intrinseca del noto dolce natalizio e la sua apparente sobrietà si puo'trarre, nel recente passato, simboliche assonanze col carattere della città.
Ma ormai Milano ha mutato il proprio stile di vita.
E, del resto, lo stesso panettone ha cambiato indirizzo.
O, per meglio dire, lo ha moltiplicato.
Non è più soltanto un prodotto da esportazione che viaggia sui binari privilegiati dei marchi industriali.
Ma un’abitudine radicata nelle pasticcerie artigianali di tutta Italia, da nord a sud, senza preclusioni di campanile.

Facile prevedere che, prima o dopo, lo sconfinamento si estenderà al calendario.
“La mia opinione è che il panettone lo si dovrebbe trovare tutto l’anno, come la pastiera, che era nata anch’essa per una festività, quella pasquale”, dice ancora Porzio il quale, avendo Napoli sul certificato anagrafico, di pastiera se ne intende.