martedì 16 marzo 2010

Ombrelli, borse, guanti, cravatte, cappelli : ecco il top del lusso !

Resistono alla calamita cinese e continuano a produrre in città.

Sono artigiani storici che hanno fatto dei numeri esigui isole di eccellenza. Pionieri al contrario, capaci, nella discrezione richiesta dai contratti, di garantire prodotti di lusso anche a massime maison francesi oltre che a griffe italiane.


Nell' eterna lotta tra i Davide e i Golia, loro, per via della qualità fatta a mano, entrano nei più ambiti department store oltreoceano e nel Far East e sono un balsamo per gli stessi colossi globalizzati in cerca di artigiani come una volta.

«Da noi la plastica è bandita, gli ombrelli sono fatti con 40 passaggi, antiche modalità, tessuti esclusivi, tempo 90 giorni: 40mila pezzi l' anno, l' 80 per cento all' estero» spiega Francesco Maglia, socio di quinta generazione col fratello Giorgio dell' azienda Francesco Maglia fondata nel 1854 a Montichiari, Brescia, dal 1876 a Milano, oggi in via Ripamonti.
I loro prodotti si trovano da James Smith, a Londra, in New Oxford Street 53, il più bel negozio di ombrelli al mondo nonché da Barneys e Sacks a New York, da Neiman Marcus negli Usa e nelle vetrine di culto giapponesi come Tomorrow.
Un loro ombrello costa da 120 a 700 euro.

Ha varcato le corti reali con le proprie borsette (da 200 a 110mila euro) la Leu Locati, il cui antenato decorava libri sacri in pelle già nel 1870, ma che si costituì come azienda di pelletteria nel 1908.
In 100 anni le borse costruite sono state al braccio della regina Elisabetta, Lady D, la regina di Svezia, la regina di Danimarca, Grace Kelly, Carolina di Monaco.
Come si arriva alle teste coronate? «Tramite i fornitori ufficiali della casa reale o per via di parenti e amici» racconta Paolo Amato, presidente della Leu Locati, 8mila pezzi (ogni operaio inizia e finisce il prodotto) nel 2007, per il 60-65 per cento col proprio marchio, in vendita a Mosca, Kyoto, Los Angeles e Honolulu.
Circa 200-300 nuovi modelli l' anno. Tempi di lavorazione: da 3 a 25 ore per una borsa in pelle, fino a 600 per una ricamata a piccolo punto. Molto chic nuances e materiali: 135 per il coccodrillo, 230 per lo struzzo, 330 per il raso.
Più argento e oro a 24 carati, tessuti con un telaio del 1915.

In arrivo da Argentina, Perù e Usa, invece, i migliori pellami per la Restelli Guanti - sinonimo di guanti classici o sportivi (200 euro i più cari) di uso comune tra il jet set di Saint Moritz - dal 1920 in corso Sempione, nonché a N. Y. da Barneys e Bergdorf Goodman e negli store giapponesi come Isetan (nel 2007 ha esportato il 60 per cento).
«Il processo per un guanto perfetto è uno solo, lungo, costoso ma necessario - spiega Laura Restelli, titolare dell' azienda - . Per farne un paio, a mano, ci vuole una giornata». Ben spesa: quelli da sci durano anche 10-15 anni, si ereditano, non conoscono l' obsolescenza da consumismo ma le riparazioni in azienda e la fine per vecchiaia. Problemi? «La globalizzazione disconosce i piccoli volumi - continua Restelli - . I grandi fornitori vogliono numeri da capogiro. Risultato: più arduo reperire materie e componenti. Certe cose non le trovi più».

Cravatte come la vera 7 pieghe sfoderata orlo a mano, un giorno di lavoro, però, le produce ancora la Petronius, fondata nel 1926.
«Utilizziamo i migliori tessuti al mondo: due collezioni l' anno con 1500 varianti» dichiara Gigliola Wollisch, titolare con fratello e sorella dell' azienda, presente in Giappone, America, Europa (esporta il 40 per cento) e terzista per rinomatissime private label.

Per un cappello perfetto, infine, hand made e su misura c' è Gallia e Peter (www. galliaepeter. it) in via Montenapolene 3, una delle ultime modisterie rimaste.
«L' attività aprì nel 1932 - ricorda Laura Marelli, titolare della quarta generazione, che può vantare la propria etichetta da Barneys a New York - e da sempre punta su cappelli esclusivi, richiesti anche dagli stilisti per le sfilate». In questa bottega storica 10 capelli sono già una produzione, 150 pezzi uguali furono record, ma si può scegliere tra due collezioni l' anno di almeno 200 capolavori (300-500 euro l' uno). -

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