lunedì 23 novembre 2009

Caffé litterari : la nuova tendenza

La nuova tendenza, che viene dal passato,si chiama bookbar.
Da dimenticare le classiche librerie e i classici bar.
Rivisitazione contemporanea dei prestigiosi luoghi di incontro e confronto in cui si svolgevano i grandi dibattiti culturali del Novecento (“monumenti” storici come il Caffè Florian a Venezia e Antico Caffè Greco a Roma), i caffè letterari del terzo millennio sono sempre più numerosi, e conservano quella naturale inclinazione ad essere punto di ritrovo per la social life.
Crocevia di eventi e serate, curati nell’arredamento e arricchiti da pezzi di design o oggetti d’antiquariato, in questi moderni salotti si può leggere un libro, sfogliare volumi ricercati, ascoltare della buona musica o fare quattro chiacchiere “a tema” il tutto mentre si mangia una fetta di torta, si pasteggia un ottimo vino rosso oppure si beve un caffè in compagnia degli amici. Molto spesso, poi, i bookbar offrono la possibilità di fare brunch o propongono menù ad hoc in cui a ogni piatto viene abbinata e consigliata la sua lettura ideale. E se anche tu trovi particolarmente gustoso e allettante il binomio cultura & gourmet, ecco una mini selezione di alcuni tra i library café assolutamente da degustare.
Caffè Fandango:
di fronte all’imponenza del tempio di Adriano, nato dall’omonima casa di produzione, è punto di ritrovo per eventi musicali e mostre fotografiche. La sua chicca? La minuscola saletta cinematografica. Per veri intenditori!Dove: piazza di Pietra, 32 Roma
Bibli:
con i suoi spazi ampi e luminosi è diventato una vera istituzione cittadina. Ottimo per un brunch, situato nel cuore di Trastevere, ha un calendario ricco di iniziative. Non manca un’attentissima selezione di libri da acquistare a occhi chiusi. Dove: via dei Fienaroli, 28 Roma
Caffè degli Atellani:
chiamato anche il “cubo” per la sua struttura architettonica in vetro, offre oltre 4000 titoli tra dvd e rari volumi fuori catalogo assieme a una selezione di pregiati vini italiani. Da degustare nel bellissimo giardino.Dove: via della Moscova 28, Milano
Caffè Letterario: situato nel caratteristico quartiere di Brera, risente della forte influenza culturale e artistica della vicina Accademia, ed è il tempio del book crossing, ovvero dello scambio di libri & consigli tra lettori. Dove: via Solferino 27, Milano
Mood:
una vera istituzione per la città di Torino, con circa 20000 titoli e la possibilità di degustare un ottimo bicchiere di vino, nel vivo di un incontro con l’autore.Dove: via Cesare Battisti 3/E, Torino La Maria del Porto:
con la tipica struttura delle antiche case pugliesi tutte arcate in tufo e calce, a due passi dalla cattedrale romanica con vista mozzafiato sul mare, questa non è solo una libreria: rassegne, spettacoli teatrali e laboratori di educazione alla lettura.
Una vera perla culturale dell’Adriatico!
Dove: via Statuti Marittimi 42, Trani
Nella foto: in alto da sinistra e in senso orario La Maria del Porto, Caffè Fandango, Bibli e Caffè degli Atellani.

Caminetto design et environmental- friendly



Soluzioni eco-friendly che scaldano arredando. Ad impatto (quasi) zero .
Cosa accomuna “essere al verde” con il “agire in verde”?
Nonostante le apparenze, non certo il colore perché il conto in rosso è una cosa, la salvaguardia del Pianeta, ben altra.

Le due espressioni sono piuttosto interconnesse da un qualcosa apparentemente a loro estraneo: l’anidride carbonica. Se da un lato la crisi globale sta mettendo alla prova mercati e consumatori, dall’altro l’equilibrio ambientale è minato proprio dai loro comportamenti irresponsabili: le emissioni di Co2 soffocano la Terra perché siamo “noi- mercato” a produrne troppe.
Essere al verde è quindi un’ulteriore opportunità per agire in verde: il singolo consumatore, più attento alle spese, diventa consapevole, riducendo il proprio impatto ambientale.
Per esempio, nelle giornate d’inverno il calduccio è sacrosanto e si regola in autonomia.

E il futuro a basso costo economico ed ambientale del caldo in casa, sembra strano, ma si chiama caminetto.

La fiamma libera che scoppietta in un luogo centrale e strategico, tempo fa era comune, oggi invece è divenuta un lusso, destinato ad abitazioni di ampia metratura.

Il design insegna e a proposito, verde per definizione, il caminetto Optifire Green 800 di Bodart & Gonay (brand belga promotore di puro eco-design) ne è la prova, perché brucia ad emissioni di Co2 quasi pari allo zero. Si tratta di un caminetto a regolazione automatica del fuoco, la cui configurazione strutturale permette di attingere direttamente dall’esterno l’aria di combustione.

Questa particolare architettura e il vetro temprato che chiude la camera di combustione, non influiscono in nessun modo sulla circolazione dell’aria interna alla casa, preservandone la qualità.L’azienda Stûv, invece li chiama romanticamente “focolari”, ma si tratta di sistemi innovativi per il riscaldamento domestico.

Design sobrio, linee geometriche, Stûv21 è una linea personalizzabile di caminetti, realizzati su monoblocchi che sfruttano il principio fisico della convezione naturale: l'aria circola in un'intercapedine attorno al monoblocco, si riscalda, sale verso l'alto ed esce da apposite bocchette che possono far convogliare parte del calore ad un locale attiguo.
L’installazione è semplice e tattica (che nasconde persino lo stoccaggio della legna da ardere), adatta ad ogni spazio domestico, per misure e sicurezza.
L’apertura Stûv2, infatti, è dotata di uno sportello a scomparsa di vetro temprato che consente la doppia scelta tra la fiamma libera e… sottovetro!
Il fuoco è addirittura trasportabile, per Planika Fires, il cui catalogo parla chiaro: l’evoluzione del caminetto è mobilità.
Le linee Portable e Coffe Table comprendono veri e propri complementi d’arredo, su cui sono montati supporti a bio-combustione che accolgono la fiamma e illuminano senza rischi né consumo di ossigeno.

Forse non scalderanno l’intera casa, ma sono belle.
Sono altre, infatti, le innovazioni Planika Fires per il riscaldamento domestico: tutte quelle che si avvalgono della tecnologia Digifire.
Lusso nel lusso, Digifire caminetti ad incasso, prevedono controllo e regolazione remote del fuoco, mediante telecomando.
Tecnologia spinta ma anima green, perché si brucia esclusivamente il Fanola, bioetanolo di origine vegetale brevettato e certificato CE, atossico, inodore, rinnovabile ed environmental-friendly.

K.Lagerfeld

Karl Otto Lagerfeld, classe 1934 è soprannominato il Kaiser della moda.
Dal 1954 alla guida della maison Chanel, direttore creativo per couture, pret-a-porter e accessori, è quello che si può ben definire l'uomo Chanel.

Non solo stilista ma anche fotografo, scrittore e collezionista di case (a Montecarlo, Amburgom Parigi) che sono teatri mondani, rifugi e atelier. Naturale successore di Coco porta alle collezioni, stagione dopo stagione, il timbro e l'idea che la stessa creatrice ha dato alla maison quasi cento anni fa. Non per questo o forse proprio per questa ragione, rimane attuale e sempre in linea con il fashion-system. Come Chanel prima di lui, si circonda di giovani talenti che apportano allo stile immutato della casa, la freschezza dell'età, beneficiando della sua stessa esperienza. Il suo credo è "Non troppo rispetto e un po' di humor sono indispensabili per far sopravvivere una leggenda".

Ma Lagerfeld trova sempre e comunque l'equilibrio mantenendo le linee principali della maison francese: il tweed, gli abiti in jersey, la cintura-catena, la camelia e le scarpe a due toni come un marchio indelebile delle collezioni.

In linea con Chanel mantiene questi simboli tradizionali rendendo le creazioni sempre portabili e moderne.
L'ultimo romantico del mondo della moda la pensa così: "Il massimo della moda è che tu puoi usare gli stessi elementi, come le note musicali, per creare un altro tipo di musica.
Ma hai bisogno di scrivere una nuova canzone che produca un suono nuovo".

domenica 22 novembre 2009

La Gioconda?.... erano 2 : é la tesi di Renzo Manetti


E l'altra era nuda !

La tesi di Renzo Manetti: Leonardo aveva dipinto un'altra Monna Lisa, ora andata perduta :La Monna Vanna del Salaino.

Una tesi degna del «Codice da Vinci» di Dan Brown.
Solo che qui la prova non c'è. Perché è andata perduta per sempre.

Leonardo da Vinci dipinse due «Gioconde», una delle quali, ora scomparsa, era ritratta nuda.
Accanto all'enigmatico ritratto di Monna Lisa esposto al Louvre, l'artista scienziato rinascimentale avrebbe quindi dipinto una seconda Gioconda con la precisa intenzione di formare un dittico e rendere omaggio ai due volti di una stessa divinità, nientemeno che Venere.
È questa la nuova ipotesi formulata da Renzo Manetti, esperto di iconologia già autore di studi controversi sull'opera di Leonardo, nel saggio «Il velo della Gioconda.

Leonardo segreto» (pagine 176, euro 16), in uscita dall'editore fiorentino Polistampa.
LA TESI -

Secondo Manetti il dipinto, una donna nuda dalla cintola in su seduta su un balcone nella stessa posa della Gioconda, risalirebbe al cosiddetto «periodo romano», quando Leonardo era immerso nello studio della filosofia e delle dottrine esoteriche. «Anche se il dipinto è andato perduto», spiega Manetti, «esistono almeno una decina tra riproduzioni e opere di analogo soggetto, eseguite da allievi e discepoli, che ci permettono di ricostruire l'originale».

È chiaro il riferimento a dipinti come la Monna Vanna del Salaino, allievo di Leonardo che col maestro dipinse l'opera a quattro mani, come dimostrato da recenti studi spettrografici. Alla Gioconda Nuda del maestro di Vinci si sarebbe poi ispirato anche Raffaello, che nello stesso periodo ritrasse due figure femminili assai simili tra loro, una coperta da un velo, La Velata, l'altra seminuda, La Fornarina.

Tra queste, come tra le due Gioconde di Leonardo, esisterebbe un rapporto preciso: sarebbero rappresentazione delle due Veneri della tradizione neoplatonica, quella «celeste» e quella «volgare», a loro volta simboli di due diversi aspetti dell'anima umana.

un mini Karl Lagerfel per 129 €

ovveroKarl Lagerfeld in Tokidoki !
Karl Lagerfeld, "l'homme Chanel" ama i suoi alter ego miniaturizzati: il primo fu un be@rbrick, l’orsetto giapponese personalizzato dal tocco dello stilista.
Poi fu il turno del suo gadget- sosia animale, un glamour Teddy Bear, completo di giacca, occhiali da sole, cravattino nero.

Si è poi trasformato in un topolino, per House of Mouse.

Ed ecco che ora, in vendita da pochissimi giorni nei negozi, l’edizione limitata di Tokidoki versione Mini Karl Lagerfeld, il quale dichiara “Sono onorato di diventare un Tokidoki. Li ho sempre amati e sono contento di essere uno di loro!”.

Il marchio nato dalla genialità di Simone Legno, giovane artista romano, ha lanciato una vera Tokidoki mania, che ha portato suoi i toy- personaggi alla notorietà mondiale.

Il mini patron Chanel sarà disponibile presso boutique selezionate al prezzo di 129 euro: un regalo di Natale imperdibile per tutti gli appassionati!

Il quartiere preferito di Ada Merini, Bruno Brancher et gli altri


La Milano dei Navigli é il quartiere magico conosciuto bene solamente dai veri milanesi.
Il quartiere privilegiato dai molti artisti é restato bucolico, semplice, con delle osterie rustiche.

Fino ad ora la Ripa non è cambiata, ci sono sempre quelle case con la ringhiera e il gabinetto in comune. Provate ad andare in via Pestalozzi al numero 2, e di colpo vi sembrerà di essere capitati in un nuovo mondo.
Bruno Brancher è sempre rimasto attaccato al naviglio. Qui c’è cresciuto negli anni della guerra, qui ha imparato a rubare e ad apprezzare le cose belle della vita. Qui, di sicuro, ha imparato a scrivere. Quale sia la magia di questi canali è difficile capirlo, se esiste una calamita per artisti d’ogni razza, questa è proprio l’acqua, né chiara né dolce, del naviglio.

Leonardo, che progettò il sistema di chiuse per ovviare al problema del dislivello dei terreni e per rendere così possibile la navigazione, non perse l’occasione per farne alcuni schizzi, ora conservati al Museo dei Navigli.
I suoi sono certamente i primi quadri di una lunga, lunghissima serie.
Le ville che costeggiano il corso del naviglio grande, in particolar modo tra Abbiategrasso e Turbigo, videro all’opera architetti del calibro del Piermarini e della sua scuola. Ma senza andare così indietro nel tempo, e fermandosi ai nostri giorni, nelle strette vie che caratterizzano la cerchia, abitano molti grandi artisti.

Alda Merini, più volte candidata al Nobel per la letteratura, e che viveva da sempre in Ripa Ticinese, i navigli li odia. Odia il caos, la sporcizia, persino la gente. Eppure non li abbandona un istante. Riceveva
I nel suo appartamento ricoperto di mozziconi di sigarette e cartacce e attacca alcune litanie circa l’arroganza del naviglio, prostituta di basso calibro.

Anche Andrea de Carlo ha qui il suo studio. Anche lui si lamenta del caos notturno, del via vai di gente nei locali, ma i libri li scrive qui.

Se si è fortunati e si ha tempo per bighellonare può capitare di imbattersi nell’imprevedibile Guido Ceronetti, che a settant’anni suonati ha deciso di fare il teatro ambulante delle marionette.

Di pittori non c’è nemmeno bisogno di parlarne. Si fanno la guerra l’un l’altro per avere più visibilità. Tutti si definiscono pittori dei navigli, e i loro quadri sono centinaia di case a ringhiera, balconcini in fiore, lucernari e insegne.

Ma se c’è una cosa che li accomuna tutti sono le osterie. Siedono ai tavoli, mangiano salame e bevono vino.
Le prime osterie qui sono nate grazie agli artisti e agli operai che di giorno lavoravano alacremente, chi dipingeva e chi batteva il martello, poi la sera facevano baccano assieme.
Così la tradizione è continuata nel tempo, ma adesso è più difficile trovarne di vere. Alcune sono cresciute, servono ottimo cibo e cercano di mantenere un poco le tradizioni, scongiurando di non cadere nel patetico.
È il caso dell’osteria Cuncheta, dove assieme alla tipica cotoletta col manico (l’osso) si possono ascoltare poeti e artisti di strada come Pino Visaggi, il Pavarotti dei Navigli. Altre invece hanno preferito puntare sulla tradizione in cucina, come la Trattoria della Pesa, ormai tra le pochissime a proporre cucina milanese doc.
Fuori porta resistono le osterie all’antica, che si trovano proprio sul Naviglio grande.
Una di queste è maturata così tanto da essere annoverata tra le migliori cucine d’Europa. È l’Antica Osteria del Ponte, a Cassinetta di Lugagnano.
Una delle molte magie del naviglio.

Milano é la città più fashion del mondo !

Milano allo sbaraglio delle classifiche !
Dopo 5 anni di dominio, nel 2009 New York deve cedere lo scettro di capitale mondiale della moda a Milano.

A rivelarlo è una ricerca eseguita da The Global Language Monitor, una società americana specializzata nell'individuazione delle tendenze che, analizzando i siti internet in cui si parla di moda, ha scoperto essere Milano la città più nominata accanto alle parole fashion, haute couture, sfilate e prêt-à-porter.

Un grande successo per il capoluogo meneghino che l’anno scorso era riuscito ad arrivare solo quarto.
La società non-profit The Global Language, originaria di Austin, dopo Milano e New York inserisce in classifica Parigi, Roma e Londra dimostrando che la città lombarda ha sbaragliato proprio tutte.

Nelle prime dieci posizioni sono entrate quest’anno anche Los Angeles (al sesto posto), seguita da Sydney (nono posto) e Las Vegas (decimo posto), mentre Barcellona è passata dal 25mo al 14mo posto, ma da Austin fanno sapere che presto potrà far parte della top ten.
Delle città asiatiche la prima è Mumbai che si colloca al 16mo posto, e subito dopo Nuova Delhi.
In Australia la più alla moda risulta Sydney con il suo19mo posto che lascia a rincorrerla una Melbourne solo 25ma.Per la prima volta nella storia della hit parade Usa, in classifica sono finite anche Hong Kong e San Paolo, rispettivamente al settimo e all’ottavo posto, che hanno superato Rio de Janeiro, 18ma.
Rispetto all’anno scorso hanno avuto un crollo Berlino che ha perso dieci posizioni ed è al 19mo posto, seguita da una Singapore colpita fortemente dalla crisi e Madrid, per gli internauti molto meno accattivante della costiera Barcellona.

Prima volta assoluta anche per Città del Messico che chiude la classifica al 30mo posto. Secondo Millie Lorenzo Payack, direttore del Global Language Monitor, lo stravolgimento della classifica dell’anno scorso è da attribuirsi alla ristrutturazione economica globale che ha interessato l'industria della moda.
È colpa della crisi, quindi, se New York ha perso la sua posizione dominante e non ci si stupisce se molti importanti brand hanno dovuto chiudere le loro prestigiose boutique su Madison Avenue o sulla Quinta. Milano, invece, come si è visto anche durante i giorni di “Milano Moda Donna”, non sembra per il momento aver subito contraccolpi.
Numerosi, anzi, sono stati i nuovi negozi inaugurati in queste giornate dedicate al fashion: da Hermes che ha riaperto la sua storica boutique nel quadrilatero della moda, a Missoni al numero 2 di in corso Venezia, dalla storica casa francese di alta gioielleria Van Cleef & Arpels in via Verri, alla nuova boutique Prada in Corso Venezia 3.
Per finire a Ken Scott che ha aperto in via Statuto il suo primo monomarca.
Scommette su Milano anche il colosso americano di moda giovane Abercrombie & Fitch, che ad ottobre aprirà il suo primo negozio in Italia.

A Chicago installazioni firmate

A metà strada tra opere d’arte e oggetti di design, le installazioni, temporanee o permanenti, sono progetti firmati da creativi internazionali pensati per creare una dimensione spazio-temporale inedita, per veicolare messaggi usando strumenti alternativi e per vivere gli ambienti in maniera differente.
L’interazione tra l’opera e il pubblico è uno dei principi fondamentali delle installazioni artistiche e di design, che si avvalgono anche dell’uso di nuove tecnologie, come i softwares per la gestione di audio e video o di periferiche elettroniche e meccaniche.

Ancora per pochi giorni, il Burnham Pavilion di Chicago ospita un’installazione realizzata da Zaha Hadid per il centenario del piano urbanistico di Daniel Burnham.

La struttura è stata realizzata in alluminio, con andamento curvilineo e apparentemente privo di giunture, ricoperta da uno speciale tessuto che funge da supporto per la proiezione di video.
Gli spettatori possono camminare al suo interno e godersi i filmati di Thomas Gray che illustrano la storia di Chicago. Hand From Above è un’installazione interattiva semi-permanente ideata da Chris O’Shea.

Commissionata dal Foundation for Art & Creative Technology, dall’ Abandon Normal Devices Festival e dal Liverpool City Council, è una creazione nata per stimolare la nostra attenzione quando ci spostiamo da un luogo a un altro della città. Ispirandosi al mito della Terra dei Giganti, l’installazione agisce in tempo reale sulle immagini della folla, riprese dall’alto e inviate ai mega schermi. I passanti vengono colpiti da una mano gigante e manipolati dal video. L’alterazione avviene tramite openFrameworks e openCV, due software open source per la modellazione e la gestione delle immagini filmate.
La sonorizzazione è opera di Owen Lloyd.
“Non è un negozio, è un’esperienza. Non è un decoro e non è un artwork, ma è senz’altro una forma di espressione.
Spetterà alle persone farsela propria.
La mia gioia più grande sarebbe se intraprendessero un viaggio immaginario nelle loro teste”. Così il designer Arne Quinze parla del suo ultimo lavoro, realizzato per gli interni appena inaugurati del concept store l’Eclaireur a Parigi.

Il creativo dà vita ad un mondo onirico, rivestendo i locali con scarti assemblati di assi di legno frammiste ad altri materiali di scarto.
Inseriti nell’anomala boiserie, 147 monitor mostrano gli occhi un po’ languidi della moglie di Quinze.

Tel Aviv : un volto trendy e trasgressivo che ha.. 100 anni




Tel Aviv , Israele, compie cent’anni e mostra con grande orgoglio i cambiamenti che in un secolo di storia l’hanno portata ad essere un luogo trendy e trasgressivo dove le strade sono animate a qualsiasi ora del giorno e della notte

A Tel Aviv si entra in un vortice dove il giorno si fonde con la notte e in un attimo ci si trova a fare jogging alle ore più improbabili per seguire i ritmi dei suoi cittadini.
Fondata nel 1909 da un uomo ambizioso, Theodor Herzl che voleva creare una moderna città-giardino, negli anni Tel Aviv ha sentito gli influssi della scuola Bauhaus che l’ha caratterizzata con case basse e bianche e ha provato sulla sua pelle il dolore della guerra, i bombardamenti, la caduta dei missili che ancora oggi squarciano di luce il buio della notte.
Forse per reazione si è trasformata in un’autentica metropoli cosmopolita, dove tradizione e modernità si incontrano.

La città è Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco ed è anche il centro economico e sempre in movimento di Israele.

Si dice che a Tel Aviv la notte si può confondere con il giorno perché il buio non porta le persone a chiudersi in casa, anzi, le strade sono piene di gente ad ogni ora perché la sua vita notturna è intensa e trasgressiva.
Per entrare subito nello spirito della città bisogna iniziare la serata con un drink sulla spiaggia a Giaffa, dove si trova, per esempio, il “Sakaya”, un locale animato da musica dal vivo.

Oppure fermarsi in uno dei tanti locali sul lungomare, tra i migliori sono il “Mike's Place” che propone il miglior burrito della città e il “Buzz Stop”, meta preferita di turisti provenienti da ogni parte del mondo.Il quartiere intorno a Kikar Magen David è frequentato dagli abitanti del luogo che amano sedersi ai tavolini del “Minzar” e del “Betty Ford”.
Alle 22 bisogna spostarsi lungo la Lilienblum Street fare tappa in ogni pub della via.

A mezzanotte l’atmosfera cambia ancora non si è ancora pronti per andare a ballare, ma ci si può ambientare in uno dei bar lungo Rothschild Blvd, come l’“Artemis” che accoglie i suoi ospiti in uno stile art deco.
L’orario giusto per entrare in discoteca è intorno alle 2 e bisogna lasciarsi trasportare dalla musica fino al giorno successivo inoltrato.

Nell’anno del centenario (http://www.tlv100.co.il/EN/Pages/EngHome.aspx), Tel Aviv è ancor più movimentata da eventi e manifestazioni che seguono e si adattano ai ritmi soliti della città.
L’anno delle celebrazioni si conclude il 17 dicembre, appuntamento da non perdere perché in questa data si inaugura nell’antico e maestoso palazzo municipale in Bialik Street il nuovo Museo della Storia di Tel Aviv.
Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo

giovedì 12 novembre 2009

Il Vans Downtown Showdown


E' un evento passato, ma ne voglio parlare lo stesso.

Il 12 settembre 2009 : per la prima volta in assoluto é sbarcato in Italia il Vans Downtown Showdown, il leggendario skate contest organizzato dalla Vans, quest’anno in collaborazione con FIAT.

Torino, e in particolare il Lingotto, sono stati il palcoscenico per l’esibizione di alcuni dei migliori skater al mondo, che si sono sfidati per aggiudicarsi il primo premio di 50mila dollari!

FIAT Qubo, l’auto del Fiat Freestyle Team, fu la macchina ufficiale del Vans Downtown Showdown.

I bijoux coloratissimi in plastica ecologica



La collezione Kitplastìc é colorata, profumata e versatile.

La linea di bijoux realizzata da Sebach – azienda italiana attiva nel settore dei materiali plastici – ha una marcia in più: l’anima eco-friendly.

Componente principale degli accessori Kitplastìc è, infatti, la plastica riciclata sapientemente abbinata a materie preziose come l’argento e l’argento dorato usati nei ganci, fermagli e chiusure.

La collezione, declinata in 24 colori differenti, si espande a 360 gradi: bracciali, collane, ciondoli, anelli e orecchini, tutti abbinabili tra di loro per personalizzare il tuo look.
I gioielli prendono ispirazione dalle forme della natura e rielaborano il tutto in un formato dal design ultramoderno.
Perfetto per fashion victim sì, ma ecologicamente responsabili...

Babelgum Tv : il mondo a portata di ..clic !



Epoca-Web in esplosione: cinema, tv, news & anteprime musicali comodamente a portata… di clic!
Quattro anni fa nasceva il primo servizio interattivo, Babelgum Tv (la televisione web personalizzabile e accessibile in qualsiasi momento dagli utenti di tutto il mondo)

In dicembre 2008, una partnership fra la Web tv e l’operatore di telefonia mobile Vodafone Italia permetteva la nascita della prima “no-pay tv” sul cellulare, ovvero una piattaforma video (gratuita per tutti i clienti Vodafone in possesso di un Iphone 3g, Nokia N95 e Nokia 6210), in grado di offrire una gamma completa di servizi editoriali (news e collegamenti ai vari social network, Facebook incluso).

La tecnologia moderna conquista così i tre cardini della comunicazione mondiale (phone, tv, web) dietro l’entusiasmo di tutta la new (web) generation: l’applicazione fornita da Babelgum si è già piazzata in prima posizione nella categoria Entertainment dell’App Store di Apple e tra le prime dieci in assoluto con le sue decine di migliaia di downloads.

La Popart stile Blue&joy a Milano



Quando un Copywriter e un Art Director decidono di mettere la loro creatività al servizio della street art nasce un fenomeno culturale degno della Factory di Andy Warhol.

I due geni in questione sono Daniele Sigalot e Fabio La Fauci, alias Blue&Joy.

Quotati come artisti dal MoMa di New York – parliamo di una base d’asta di partenza di 5mila euro – questi due 30enni sono fautori di un’arte che ironizza sul dualismo tristezza-gioia, di cui sono fatti i piccoli istanti della vita quotidiana.

Si esprimono usando due pupazzi-icone dai nomi emblematici, Blue&Joy e dai simboli inequivocabili: una lacrima e un sorriso.

“È una reazione all’ottimismo forzato dei nostri tempi”, così definiscono la loro arte i due giovani creativi.

Apprezzata già all’estero, la coppia nata professionalmente sull’asse Roma-Milano (Daniele è nato nella capitale “reale” mentre Fabio in quella “virtuale” d’Italia) espone finalmente il frutto di tanto estro artistico nella mostra Blue&Joy - Greatest Failures!: quaranta opere su tela e svariate creazioni inedite tridimensionali, realizzate nei materiali più disparati (come i pupazzi Blue&Joy in vetroresina, alti un metro e che fanno bella mostra di sé all’ingresso dell'esposizione, in Via Borgonuovo 1 a Milano).

La rinascita artistica di questi due ex pubblicitari ha stregato perfino l'intransigente Vittorio Sgarbi e l’irriverente Mr. Fiat, alias Lapo Elkann, che gli ha già commissionato la customizzazione di una 500.

La mostra resterà aperta fino al 4 dicembre.

Info: Blue&Joy - Greatest Failures!

Tutti i giorni dalle ore 10.30 alle 20.00

Via Borgonuovo, 1, angolo Via Monte Di Pietà

Milano

lunedì 9 novembre 2009

The Chanel 3 Book set , un libro "haute couture"


The Chanel 3 Book set,
Special Edition
Casa editrice:
Assouline
Anno 2009 - 240 pp. -
500,00 euro
Genere: Monografico

Nuovo tributo deluxe per Mademoiselle Coco.

In quest’anno denso di celebrazioni & appuntamenti dedicati alla couturière più celebre di Francia, Assouline ha accorpato tutto il suo mondo in un cofanetto ultraprezioso.

I 3 celebri volumi Chanel Fashion, Jewelery e Perfume, infatti, sono riuniti per l’occasione in una custodia da veri intenditori, realizzata in morbida nappa nera ed esaltata dalla più classica lavorazione matelassé con logo metallico effetto decoro.

Un’opera unica, che rende omaggio alla storia e alla carriera della regina dello Stile, in un trionfo di eleganza, bellezza e oreficeria.

Un appuntamento immancabile per gli appassionati di moda nella sua espressione più iconica.

domenica 1 novembre 2009

La baby fashion di 13 anni lancia la moda nel suo blog



Tavi Gevinson ha 13 anni.
Tavi Gevinson ha un blog.
Tavi é un guru della moda.

Il mondo dell’informazione è pieno di guru di tutti i tipi che, soprattutto se hanno la fortuna e la bravura di essersi guadagnati un seguito tra il pubblico, diventano potentissimi aghi della bilancia che sentenziano cosa è giusto e cosa è sbagliato e, nel campo della moda, cosa è in e cosa è out.
Corteggiati da tutti – politici, scrittori, registi, stilisti e designer – utilizzano tutti i mezzi di comunicazione a disposizione per incidere nelle idee e nei gusti dei loro seguaci.
Internet ha moltiplicato questi guru, che con i loro blog bypassano i grandi media e arrivano immediatamente agli internauti di tutto il mondo.

Tavi Gevinson è una di questi guru e il suo blog, Style Rookie, è balzato agli onori delle cronache – Grazia, esagerando un po’, parla di 4 milioni di utenti – non tanto e non solo per le sue acute osservazioni nel campo della moda mondiale.

Certo, le foto, i commenti e i suggerimenti di Tavi sono stati apprezzati, ma la blogger di Chicago ha una caratteristica abbastanza curiosa: ha solo 13 anni.
Fisico esile, visino fresco e impertinente, occhiali con una vistosa montatura tondeggiante e caschetto biondo da maschietto, Tavi Gevinson si definisce così sul suo blog: “una piccola matta di tredici anni che se ne sta tutto il giorno in casa indossando strane giacche e bei cappelli.
Sparge petali neri sulla soglia di Rei Kawakubo e le dedica serenate a ritmo di rap”.

Lanciato nel marzo del 2009 (all’epoca Tavi era poco più che undicenne), Style Rookie è diventato nel giro di poco tempo un fenomeno mediatico, tanto che inizialmente si era creduto a una trovata pubblicitaria di qualche casa di moda o di qualche rivista del settore.

E invece a settembre di quest’anno Tavi si è materializzata alla settimana della moda di New York, seduta in prima fila davanti alle passerelle e corteggiata da stilisti e fotografi. Accompagnata dall’incredulo padre – che non aveva idea di quello che la figlia combinasse seduta al computer finché non è stato contattato dalla rivista New York Times che voleva intervistarla – Tavi ha posato accanto ai suoi idoli come una vera star.

Al momento, oltre a curare il suo blog delle meraviglie, Tavi posta i suoi commenti anche sul sito del magazine The Pop, il suo primo incarico da giornalista vera, ed è ospite di vari eventi nel mondo della moda.

Charlie Porter, della rivista Fantastic Man, esprime qualche preoccupazione sulla sua giovane età e sul rischio di lasciarsi consumare presto dal rutilante mondo della moda. Al momento, Tavi sembra godersi quest’avventura con l’impertinenza dei suoi 13 anni, e la rete è con lei. Vedremo in seguito se questa bambina prodigio riuscirà a mantenere alta l’attenzione sulle sue opinioni.