mercoledì 9 dicembre 2009

L'Accademia di Brera

La Pinacoteca di Brera ha sede in un grandioso palazzo barocco, che contiene altre istituzioni culturali.
Tra queste, l'Osservatorio di Brera, la Biblioteca Braidense, l'Orto Botanico, l'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e la famosa Accademia di Belle Arti.

L'edificio richiederebbe un serio intervento di restauro.
Il palazzo di Brera si apre su un cortile circondato da un elegante porticato.
Al centro di esso campeggia il monumento bronzeo di Napoleone Bonaparte, ideato da Antonio Canova.
Il museo si trova al secondo piano.
Vi si accede salendo le monumentali rampe di scale che partono in fondo al cortile.

All'ingresso si trovano il bookstore e il servizio informazioni.
Sulla destra inizia un ampio corridoio, dove si incontra la biglietteria e la sequenza di opere della collezione Jesi.
Il palazzo di Brera sorge sul luogo di un antico convento dell'ordine degli Umiliati, una delle più potenti associazioni religiose del milanese.
L'edificio ha subito numerosi rimaneggiamenti.
Passato ai Gesuiti nel 1572, nel 1591 fu ridisegnato su progetto di Martino Bassi, cui si devono la definizione del portico e del loggiato.A Francesco Maria Richini, si deve l'ampia scala a duplice rampa e la nobile struttura classicheggiante, realizzati a partire dal 1651. Alla morte di Richini (1658), i lavori furono portati a termine dal figlio Domenico, da Gerolamo Quadrio e Giorgio Rossone
Abolito l'ordine dei Gesuiti nel 1773, il palazzo passò al governo.L'imperatrice Maria Teresa d'Austria lo adibì a sede delle Scuole Palatine, vi collocò una biblioteca, e decise l'ampliamento dell'Orto Botanico.
Nel 1776 vi venne installata l'Accademia di Belle Arti.
Tra questa data e il 1784 Giuseppe Piermarini fu incaricato di apportare numerose modifiche al palazzo, tra cui l'apertura del nuovo portale su via Brera (1780) e la sopraelevazione dei cortili minori.
Il Palazzo dove ha sede l'Accademia di Belle Arti deve il suo nome, Brera, al termine di origine germanica "braida" indicante uno spiazzo erboso.

La Funzione Innovatrice
Mentre l'architetto Giuseppe Piermarini curava il completamento dell'edificio, l'accademia iniziava così ad assolvere la sua funzione, secondo i piani dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, di sottrarre l'insegnamento delle Belle Arti ad artigiani e artisti privati sottoponendolo "alla pubblica sorveglianza ed al pubblico giudizio".
Il patrimonio culturale
Per poter insegnare architettura, pittura, scultura, ornato, la scuola doveva essere provvista di raccolte di opere d'arte (gessi tratti da statue antiche) che servissero da modelli agli studenti.
Per stabilire poi un legame tra la formazione artistica ed una più vasta preparazione culturale - secondo quanto era stato auspicato già da Giuseppe Parini - venne istituita la figura del segretario nella cui carica si succedettero l'abate Carlo Bianconi (1778-1802) e Giuseppe Bossi (1802-1807).
A quest'ultimo, geniale esempio di letterato artista dell'età neoclassica, si deve un potente impulso nella vita dell'Accademia che , durante il periodo napoleonico, conosce un momento di straordinario vigore vedendo finalmente istituita una propria Biblioteca e la propria Pinacoteca (con i quadri che venivano sottratti a tutta Italia tra cui lo "Sposalizio della Vergine"di Raffaello), riattivata la scuola di incisione e rinsaldato il legame con il mondo parigino ed europeo grazie alle nomine di soci onorari che nel giro di pochi anni comprendevano David, Benvenuti, Camuccini, Canova, Thorvaldsen e l'archeologo Ennio Quirino Visconti.

Il romanticismo e l'unità d'Italia
Durante la Restaurazione, l'Accademia registra progressivamente le tendenze, spesso contraddittorie,della cultura romantica: in pittura trionfa il quadro storico grazie al magistero di Francesco Hayez e si istituisce la scuola di paesaggio (Giuseppe Bisi) sul modello dei paesaggi storici dipinti da Massimo D'Azeglio, la cattedra di estetica prende a trasformarsi in un insegnamento di storia dell'arte vera e propria. Siamo ormai alle soglie della crisi dell'Accademia che diventerà evidente subito dopo l'Unità d'Italia quando il mutato clima culturale (per l'avvento della fotografia e il rifiuto a imparare dai modelli antichi) porteranno ad abolire il famoso pensionato a Roma riservato agli allievi migliori e a separare (nel 1882) la gestione della Pinacoteca da quella dell'Accademia.

Le esposizioni annuali
Sempre alla gestione di Bossi risale l'inizio delle esposizioni annuali (1805), che furono davvero la maggior manifestazione di arte contemporanea in Italia durante l'Ottocento perchè offrivano una rassegna tanto dei lavori degli studenti, stimolati dalla prospettiva dei premi messi a concorso, quanto delle opere di artisti italiani ed europei, nonchè l'attività della Commissione di Ornato che svolgeva un controllo sui pubblici monumenti simile a quello delle odierne Sopraintendenze.

Le avanguardie
Dal 1891 le esposizioni diventeranno triennali mentre la cultura architettonica consolida i propri modelli (dal 1897 al 1914 è presidente dell'Accademia Camillo Boito che aveva avuto tra i suoi allievi Luca Beltrami) fino a rendere autonomo il proprio insegnamento. A vivere il difficile periodo delle avanguardie, per l'insegnamento di pittura, è Cesare Tallone, che fu maestro di Carrà e di Funi.
Adolfo Wildt
Nel 1923, con la riforma della scuola promossa da Giovanni Gentile, viene istituito accanto all'Accademia il Liceo Artistico: negli stessi anni la scuola di scultura è tenuta da Adolfo Wildt (cui succederanno Francesco Messina e Marino Marini) che avrà trai suoi allievi due tra i massimi rinnovatori dell'ambiente artistico milanese negli anni a venire, Lucio Fontana e Fausto Melotti, mentre per Funi sarà istituita la cattedra di affresco.

Il Secondo Dopoguerra
La difficoltà di trovare un assetto istituzionale rispondente alle sempre mutate condizioni culturali (già prima dell'ultima guerra esisteva un insegnamento di pubblicità alla serale Scuola degli Artefici) diventa sempre più evidente nel secondo dopoguerra quando l'Accademia riapre i suoi corsi grazie alla direzione di Aldo Carpi: se ne è fatto interprete negli ultimi decenni Guido Ballo, come professore di Storia dell'Arte, e accanto a lui maestri di scultura come Alik Cavaliere e Andrea Cascella e di pittura come Mauro Reggiani, Domenico Cantatore, Pompeo Borra e Domenico Purificato.

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