giovedì 30 aprile 2009

il tempo passa..e anche la bellezza


Mamma mia, che peccato!
Le magnifiche Sidney Rome e Ursula Andress nelle foto di oggi e di ieri fanno paura..come il tempo é crudele!
Stefania Sandrelli ha cambiato molto meno, chissà perché..



















Design : lo stile sotto i piedi



Per un ingresso trend e design : un pavimento optical in bianco e nero, classe!

Per l'arredamento :

Mobile contenitore Convivio di legno laccato poliestere lucido, colore moka.

Design Ferruccio Laviani per Molteni & C.

Collezione di vasi: di vetro soffiato opalino verde Acco, di vetro sabbiato la coppia Sassi di Bisazza: tutto firmato Alessandro Mendini, da Spazio 900.

Veneziana in legno Mi, da Becara.

Bottiglia di ceramica Plastic Bottle, da Galleria Sorgato.

Poltrona a dondolo Kel in di metallo cromo con seduta imbottita, rivestimento di tessuto sfoderabile.

Di Désirée, Gruppo Euromobil.

Tavolino su ruote Bubble, in multistrato curvato e cristallo temperato laccato.

Di Marelli e Molteni per Porada.

Coppa in vetro iridescente di Barovier, Murano, 1935, e vaso in vetro sommerso, Murano, 1950; da Robertaebasta.

Pavimento di graniglia con decoro a rombi posato a stella, di Graniglie Grandinetti.

mercoledì 29 aprile 2009

I Promessi Sposi in mini musical sulle note di Vasco Rossi, Mina, Umberto Tozzi


Il video sbanca su Youtube!!
Grande successo per lo show degli Oblivion, una specie di bignami dell'imponente opera. E gli studenti ringraziano
VIDEO - «I promessi sposi» degli Oblivion
«Sul ramo del lago di Como inizia quel tomo che ti devasta con i suoi 38 capitoli...» sulle note di «Ti amo» di Umberto Tozzi.

I Bravi si presentano reinterpretando «Brava» di Mina.
Don Abbondio si rifugia dalla Perpetua: «C'ho un attimo di aritmia, c'è un pazzo criminale che ce l'ha con me».
E lei risponde sulle note di «Un senso» di Vasco Rossi.

È un mini-musical quello che il gruppo degli Oblivion ha realizzato ispirandosi a una delle opere più "comicizzate" della storia della letteratura italiana: I promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Il video dell'opera, pubblicato su YouTube, si è guadagnato 10mila visite in tre settimane. E, confermiamo, merita davvero un clic.
I commenti dei lettori sul canale di video-sharing rendono l'idea: «geniale», «sontuoso», «bellissimo», «ottimo lavoro».

Non mancano le considerazioni "scolastiche": «Un ottimo ripasso lampo prima dell'interrogazione», «Me l'avesso proposta così a scuola, l'avrei studiata più volentieri», «Domani ho l'interrogazione sui Promessi... mi porto la chitarra e le canto queste canzoni».

Chi sono gli Oblivion?
«Qualche anno fa ci definivamo "un gruppo di giovani artisti". Ora siamo un po' meno giovani. Speriamo almeno di essere un po' più artisti - scrivono sul loro sito -.
Veniamo tutti da esperienze diverse: c’è un mimo-sputafuoco, una urlatrice emiliana, un musicista medievale, una rockstar anni '80, una ballerina di tip tap... volendo potremmo aprire un circo».

Omegle l'anti Facebook


«Omegle, talk to strangers»: ovvero «Omegle parla agli sconosciuti», senza bisogno di presentazioni o iscrizioni, senza necessità di rendere note le proprie generalità prima di iniziare una chiacchierata, senza bisogno di premettere i propri hobby, il proprio vissuto.

Omegle è il servizio fatto per chi ha voglia di parlare, punto e basta. Magari fingendo un’identità immaginaria o magari, proprio perché sconosciuti, lasciandosi andare alle confidenze più estreme e alle domande più sincere.

Ti connetti, schiacci un pulsante e ti trovi a chiacchierare (per fare un esempio reale) con un argentino sui 35 anni (sempre che sia vero) che, a conferma del fatto che l’anonimato aiuta a sfrondare i convenevoli, chiede come prima cosa: «maschio o femmina?».

«Il bello di Internet è che nessuno sa che sono un cane»: questo era il testo di una celebre vignetta che circolava agli inizi di Internet, in cui era raffigurato un cagnolino seduto al computer e intento a chattare liberamente con gli esseri umani, senza dover svelare la sua vera natura. Erano bei tempi, quando l’anonimato in rete era ancora possibile. Poi le cose iniziarono a cambiare e alla fine venne Facebook, dove chiunque può mettersi sulle tracce di chiunque abbia conosciuto nella propria vita, che a sua volta, accettata l’eventuale amicizia, vedrà scorrere sulla propria pagina altri nomi noti, amici di nomi noti, in quanto «persone che si potrebbero conoscere», senza alcun rispetto per la riservatezza e un leggero senso di invadenza.

L’ANTI FACEBOOK -

Insomma, chi è stanco di comunicare sempre e solo con le solite vecchie conoscenze che affollano le pagine di Facebook&co, oppure di parlare solamente con gente che condivide i suoi stessi interessi, può passare a Omegle, un social network creato da Leif K-Brooks, un programmatore diciottenne del Vermont, secondo il quale l'interazione online sta diventando stagnante.

Omegle in un certo senso è l’anti-Facebook e mette in contatto gli estranei in modo anonimo, consentendo di chattare in tempo reale e in modo casuale. Un social network per «allargare i propri orizzonti», che avvicina le persone più differenti, bypassando insegne, età, differenze di genere e di nazionalità, e che in meno di un mese di attività vanta 150 mila pagine visitate al giorno.

Il passaparola è ciò che gli consente di crescere, nient’altro. Non occorrono registrazioni, né nickname.

Basta andare sul sito di Omegle e, semplicemente cliccando sul bottone Start Chat, si può iniziare a comunicare con dei perfetti estranei provenienti da tutte le parti del mondo.

In totale libertà. E se la conversazione annoia o prende una piega non gradita basta schiacciare Disconnect.

A dirla tutta sembra una chat dei vecchi tempi.

Solo che le chat non vanno più di moda e allora Omegle viene presentato da alcuni come social network.

La rivincita di Myspace su Facebook..

“Sì, è vero: dal punto di vista di social network puro abbiamo qualcosa, e forse anche più di qualcosa, da invidiare a Facebook”.
Non si fa problemi ad ammetterlo Francesco Barbarani (nella foto), il country manager di MySpace Italia.

La community online di proprietà della News Corp. di Rupert Murdoch pur mantenendo la leadership americana tra i siti di social networking, l’anno scorso ha dovuto cedere la scettro del primato mondiale al rivale Facebook. Un doloroso passaggio di consegne che recentemente è costato il posto all’ad e co-fondatore Chris DeWolfe per l’ex di Facebook Owen Van Natta.

Ma un sorpasso che non spaventa il sito da sempre declinato alla musica – 5 milioni le band musicali nel mondo che hanno un profilo su MySpace -, che ora punta a un posizionamento in Rete un po’ diverso. Anche per sdoganarsi dal fenomeno-Facebook – ormai e a vario titolo sulle prime pagine dei giornali quasi tutti i giorni -, ma non solo.

“Ci vedo più simili a Yahoo! o America Online.
Basta solo considerare che facciamo parte dell’impero di Murdoch: dai giornali cartacei e online a Fox a Sky, possiamo contare su una quantità e una qualità di contenuti che definirei pazzeschi”, ci spiega Barbarani.

“Quindi è solo questione di tempo, poco, perché si arrivi a mettere in campo le nostre sinergie: MySpace diventerà quello che definisco un portale di nuova generazione, un sito anche di contenuti premium che offriremo ai nostri 150 milioni di utenti”. Ovviamente a pagamento, come la filosofia del magnate australiano insegna.Una natura diversa per i due siti concorrenti - tutt’e due precoccupati e altrettanto allettati dall’ascesa del giovane Twitter - che è testimoniata anche dalle cifre dei ricavi.

Mentre Facebook, al pari dell’altro fenomeno YouTube, fatica a monetizzare i propri grandi numeri, MySpace per il 2008 ha generato ricavi per quasi un miliardo di dollari.
Una maggiore attenzione all’advertising online, dai banner profilati ai Secret Show sponsorizzati, che – insieme a un filtro più attento ai contenuti che è valso il premio di Altroconsumo – ha forse raffreddato l’animo a molti utenti, più attratti dalla semplicità e “pulizia” di Facebook. Ma che facilmente disegna il presente e futuro della community nata a Los Angeles.

Francesco Barbarani: “Abbiamo un lavoro da sviluppare con i nostri utenti, ma anche con le aziende.
Perché, soprattutto in questo periodo di crisi, è interese delle aziende stesse creare “amicizie” con l’utente.
Le aziende devono letteralmente flirtare con i clienti.
È il concetto dei “Lovemarks”, un lavoro di marketing che inizia su MySpace e che arriva fino al signolo utente per fidelizzarlo”.Business e sentimenti, dunque.
Aziende che amano i propri consumatori e che da loro si fanno amare. Ecco la formula su cui punta il “nuovo MySpace”.

“Abbiamo un’attenzione maniacale per i nostri utenti, il nostro team qui in in Italia si preoccupa di scrivere ai nuovi utenti, ogni giorno rispondiamo sempre a tutti quelli che ci scrivono. Diciamo che non siamo “democratici” tra virgolette come Facebook, ma che ai nostri utenti vogliamo davvero bene”.
Sorride Barbarani. E per far capire come MySpace sia presente e attivo sul territorio cita i progetti di Genova – la prima città italiana, e forse non solo, che dialoga con i cittadini attraverso il sito -, quello con la Fondazione De Andrè per far musicare da band sconosciute quattro testi inediti del cantante, infine il concorso per scrivere la colonna sonora dello spot dell’associazione Soleterre Onlus, con cui il portale lavora da tempo.

martedì 28 aprile 2009

Cannes prima de festival..


Mini-vacanza a Cannes(pensando al Festival!)
Un tour che anticipa il prossimo Festival del Cinema, alla scoperta dei luoghi cult delle star internazionali.
Tempo di sole tiepido, di riflessi sul mare e di vita slow.

In Costa Azzurra a Cannes, meta di riferimento anche in Primavera, la Croisette è eternamente animata, fin da quando, nella Belle Époque, questo porticciolo luminoso divenne meta privilegiata dell'aristocrazia europea, stregata dalla bellezza del luogo e dall'eccezionalità del suo clima.
Oggi la città è soprattutto un mito del cinema mondiale.

Dal 1939, data del primo Festival del Cinema, il mondo della Settima Arte è solito darsi appuntamento qui, non solo per salire la celebre scalinata del Palais, ma anche per girare film in questo immenso set naturale.

Ma poiché Cannes è inavvicinabile durante il periodo del Festival che si svolge a maggio (dal 13 al 24), si può programmare un week end pre o post evento, seguendo le tracce di star passate e presenti. Ecco tutte le dritte.


Cannes: dove dormire,dove mangiare

Per vivere a piedi la città, l'ideale è alloggiare in centro.

L'Albe Hotel (31 rue Bivouac Napoleon, tel +33 (0)4 9706 212) è un due stelle nel cuore della città e vicino alla spiaggia.Altro indirizzo, l'Hotel Des Allées (6 rue Emile Négrin, tel. +(33) 4 93 39 53 90) in pieno centro, primo hotel non fumatori della Costa Azzurra.

Se però il budget è ridotto, ma non volete perdere l'opportunità di visitare la celebre cittadina sulla Costa Azzura, si può optare per una struttura dedicata ai giovani nei dintorni. Una fra tutte, che coniuga prezzi contenuti e charme, è il Relais International de la Jeunesse Caravelle 60, posto in una splendida casa con giardino affacciata sulla spiaggia di Cap D'Antibes, a pochi chilometri da Cannes.

Il posto letto con pensione completa, costa 32,50 euro al giorno (http://www.clajsud.fr/ ).

L'Auberge Pour la Jeunesse le Chalit (27 avenue Mal. Galliéni, tel. +33 (0)4 93 99 22 11), per esempio, può rappresentare una valida alternativa easy.Cannes ha celebri ristoranti stellati ma inavvicinabili in genere per un pubblico giovane. Meglio puntare su ristoranti e brasseries nella zona di Suquet con menu che variano dai 24 ai 30 euro e buona scelta di piatti. Ecco qualche indirizzo: 24 Suquet, 24 rue du Suquet (http://www.24-suquet.com/). Le Beija-Flor Jazz Restaurant, 7 rue du Suquet.

La Clé de sol, 18 rue du Suquet.Dulcis in fundo, a Cannes si possono frequentare anche eccellenti corsi di cucina. Come quelli proposti dall' Ecole gourmande Lenotre (rue d'Antibes 63, www.lenotre.fr/fr/ecole-leno), in pieno centro, oppure Les Apprentis Gourmets (6 rue Teisseire, http://www.lesapprentisgourmets.fr/).


"Le Tour des Stars"

A Cannes, l'itinerario dei luoghi cinematografici è intrigante e rappresenta un viaggio nella storia del cinema. Ecco gli hot spots

Si comincia dalla Allée des Etoiles du Cinéma inaugurata sulla Esplanade Pompidou, proprio davanti al Palais, dove sono inserite più di 350 impronte di star celebri, da Sophia Loren a Pedro Almodovar, da Martin Scorsese a Quentin Tarantino.

Ci si può divertire anche incarnando personaggi da sogno: intorno al Palais, sulla Croisette, sono disposte qua e là le Silhouettes du Cinéma, undici profili a grandezza naturale, che permettono di diventare un eroe o un'eroina immortale giusto per il tempo di una foto e un sorriso: Angelina Jolie alias Lara Croft o Uma Thurman di Kill Bill, George Clooney di Ocean's 12, Spiderman o Johnny Depp dei Pirati dei Caraibi.Ma è soprattutto l'itinerario dei muri dipinti, un vero museo cinematografico a cielo aperto, quello che fa sognare gli ospiti della città, portandoli a scoprire nel frattempo i suoi angoli più segreti. Anche perché spesso, per vedere i murales, occorre alzare gli occhi in alto o arrampicarsi lungo le stradine ripide, intersecate da scalinate sinuose e pittoresche, del quartiere storico del Suquet. Il murale più divertente e complesso è quello in Place Cornut-Gentille, 2 quai Saint Pierre, che si potrebbe intitolare Lo spettacolo sta per cominciare: ci sono tutti, Federico Fellini con la cinepresa, Fred Astaire e Topolino, Luis de Funès e Batman, Belmondo e Depardieu.

Un grandissimo affresco che racconta sotto il sole la storia d'amore che lega ormai da anni Cannes e il cinema.

Tutta la sensualità di Marilyn Monroe risplende in un enorme murale al 16 boulevard d'Alsace rendendo omaggio alla sua mitica bellezza.

E una mitica bellezza maschile é anche quella di Alain Delon, ritratto nel pieno della giovinezza mentre guida il battello del film Delitto in pieno sole di René Clément in avenue Francis Tonner.

Imperdibili infine i due più recenti murales affrescati sui muri di Cannes per continuare la serie: in boulevard la République baci al cinema, tutte le coppie celebri protagoniste di Notorius, Titanic, Via col vento, La dolce vita e Le automobili del cinema al Parking Berthelot-ex Diabolika, che evocano altri celebri set ripresi da Bonnie e Clyde, Starsky e Hutch, Batman, Taxi driver.

Se poi si vuole percorrere un itinerario cinematografico comodamente seduti su un trenino speciale che conduce in giro per la città, ecco i Cannes Cinema Tour che partono dal Palais des Festivals e fanno scoprire le tracce delle più grandi star del cinema attraverso gli hotel cinque stelle, le spiagge, le boutique lussuose sulla Croisette.

Le Train du cinéma info@cannes-petit-train.com. Altre info turistiche su http://www.cannes.com/

giovedì 23 aprile 2009

Penelope Cruz a Los Angeles


Penelope Cruz: "Vivere a Los Angeles correndo (senza patente)"
Dopo l’Oscar, Penelope Cruz passa da un set all’altro.

“Ma anche qui cerco di vivere alla spagnola”
Finalmente ha un Oscar e, per ora, nessuna novità in amore.

Ma anche se fosse tornata single, Penélope Cruz non l'avrebbe sbandierato al mondo. «Lo sanno tutti che cerco di non parlare della mia vita privata, se posso evitarlo».


Niente dichiarazioni, quindi, sulla presunta fine della sua storia con Javier Bardem.

A vederli fotografati insieme, in un ristorante di Alcobendas (la cittadina vicino Madrid in cui è nata la Cruz), non sembra che tra i due attori ci sia aria di crisi: Javier abbraccia e bacia la “quotatissima” fidanzata.

nuovo look, nuovo amore di Ornella Muti


Ha un debole per gli uomini più giovani e che lavorano nel campo della bellezza.

Ornella Muti (53 anni?), dopo i dieci anni trascorsi accanto al chirurgo plastico Stefano Piccolo (40 anni), l’attrice fa ora coppia fissa con Fabrice Kerhervé, che di anni ne ha 43 ed è anche titolare di un’azienda cosmetica, di cui peraltro la Muti è testimonial.

Ornella, che vedremo a maggio in Tv nella fiction Doc West, sembra aver ritrovato la sua serenità.

I due hanno trascorso insieme la Pasquetta a Roma e per l’occaisone lui ha sfoggiato un look un po’ selvaggio e modi da cavaliere.

Non senza qualche scivolone. Fabrice infatti ha coccolato e sbaciucchiato la sua bella per tutto il giorno.

È andato a prenderla, le ha aperto lo sportello della sua Ferrari nera, l’ha portata al ristorante e l’ha riempita di attenzioni.
L’uomo dei sogni?

A Graz il Gourmet Reise Festival



Miam..Il top dell’arte culinaria al Gourmet Reise Festival


Dal 6 al 13 giugno Graz ospiterà la seconda edizione del Gourmet Reise Festival, un evento che trasformerà il capoluogo stiriano in un luna park dei sapori.

Il programma è fittissimo e propone cene con le stelle del mondo gourmand, itinerari guidati nel centro cittadino tra cantine, cucine e negozi, escursioni nella Stiria Orientale, dove nascono le migliori materie prime della cucina locale - dal cioccolato al prosciutto, dall’olio di semi di zucca ai distillati sino ad arrivare agli aceti e ai conserve di frutta - e tour anche nella Stiria Occidentale, tra vini e formaggi.

E poi degustazioni di vini e distillati nelle enoteche cittadine.

Dietro ai fornelli ci saranno alcuni dei migliori chef del mondo.

Si inizierà con una grande festa, il 6 giugno, alla Helmut List Halle.

Saranno di scena quattro giovani e promettenti chef: Mario Kotaska, una stella Michelin e tre cappelli Gault Millau a La Société di Colonia, Ralf Zacherl e Stefan Marquard, protagonisti di una seguitissima trasmissione di cucina sul canale tedesco RTL, e Martin Baudrexel, del ristorante Rubico, a Monaco, dove mixa suggestioni asiatiche all’eleganza della tradizione francese e italiana.

Karlheinz Hauser, del ristorante Süllberg di Amburgo sarà di scena l’8 giugno al Palais Erzherzog Johann.

Sfoggerà una stella Michelin, tre cappelli Gault Millau e proporrà piatti che sembrano opere d’arte.

Per stupire la vista prima del palato. Sempre l’8 giugno, ma allo Schloss Gabelhofen, il protagonista sarà Jochen Riedel, chef del Relis & Châteaux Grande Roche di Western Cape, in Sud Africa.

La sua specialità è esaltare gli aromi e i profumi del Sud Africa, miscelandoli, con estrema sapienza, con le migliori suggestioni della cucina internazionale.

Il 9 giugno allo Schlosshotel Obermayhofen sarà ai fornelli Pasquo King, leading chef dell’hotel Burj al Arab di Dubai, il più famoso “sette stelle” del mondo. E’ un entusiasta della cucina e della vita e riesce a trasferire questa sua passione nelle in creazioni culinarie che lui definisce “dei falò di sapori”.

Sempre il 9 giugno sarà possibile gustare, al Restaurant Blounge, la raffinata cucina di Mario Lohninger del Cocoon Club di Francoforte. Con una stella Michelin e tre cappelli Gault Millau Mario ha fatto diventare i suoi piatti, sexy, pieni di humor e di stile, assolutamente di moda. Tanto da guadagnarsi, a soli 34 anni, già due vendutissime biografie.

Dieter Müller del ristorante Schloss Lerbach, in Germania, premiato con tre stelle Michelin e quattro cappelli Gault Millau sarà di scena di 10 giugno nella scenografica sala ristorante del Romantik Parkhotel Graz per una cena piena di sorprese.

Potrebbe presentare anche qualcuno dei suoi piatti storici, come la crème brûlée di fegato d’oca o il polipo alla spuma di champagne. Sempre il 10, al Burghotel Deutschlandsberg, proporrà le sue delizie Vivek Singh del Cinnamon Club di Londra, uno dei migliori ristoranti indiani della Gran Bretagna. Da The Modern, di New York, arriverà Gabriel Kreuther, di scena l’11 giugno alla Landhaus Keller.

Famosissimo negli Usa, e detentore di una stella Michelin, Kreuther è uno dei migliori rappresentanti della “French-American Cuisine” , una cucina moderna, snella e piena d’armonia. Ancora l’11 giugno, Thomas Rode Andersen del Kong Hans Kælder di Copenhagen, proporrà le sue delizie nate dall’amore tra lo spirito della cucina francese e la concretezza dei migliori ingredienti danesi. Il tutto condito con tanta fantasia e tanta leggerezza.

Il 12 giugno, spazio all’Estremo Oriente. All’Aiola City il protagonista sarà Heinz von Holzen del Bambu Bali, uno dei ristoranti migliori di tutta l’ Indonesia.

E’ uno specialista di cucina balinese, ama i profumi intensi, lo sfavillio dei colori nel piatto e ricchezza delle materie prime di qualità. Nella stessa serata, ma al ristorante dell’hotel Pichlmayrgut, si esibirà Wai Look Chow del Fisherman’s Cove di Kuala Lumpur, E’ una vera superstar della cucina malese, capace di trasformare pesci, molluschi e crostacei in delizie da gustare e da ammirare.

Il Gourmetreise Festival si concluderà il 13 giugno con una cena di gala proposta dalla collaborazione tra Lafer, Kreuther, Chow, Andersen, Holzen e King.Info: Studio Anna Pugliese

La città:Graz

(in sloveno Gradec da grad = cittá ed ec = suffisso per “piccolo”) è il capoluogo del Land della Stiria (in tedesco Steiermark) in Austria

E' la seconda città austriaca per abitanti (al censimento 2006 erano 287.723, di cui 250.099 come prima residenza).

È sede di 6 università con circa 40 mila studenti.

Il centro cittadino è uno dei più conservati dell’Europa centrale e grazie a ciò nel 1999 Graz venne aggiunta all’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

È stata capitale europea della cultura per il 2003.

300 cappelli in mostra al Victoria and Albert Museum di Londra


A Londra un viaggio nella storia del cappello..
Fino al 10 maggio al Victoria and Albert Museum in mostra più di 300 modelli selezionati dal modista Stephen Jones .
Stephen Jones si laurea alla St Martin's School a Londra nel 1979. Da allora, ha prodotto collezioni di cappelli due volte all'anno con il brand "Stephen Jones Millinery" e ha collaborato con stilisti del calibro di Jean Paul Gaultier, Vivienne Westwood, Thierry Mugler, Christian Dior, John Galliano, Comme des Garçons e Marc Jacobs.

È lui il prescelto che dall'Aprile 2007 ha selezionato più di 300 cappelli dai vastissimi archivi della collezione del Victoria and Albert Museum di Londra arrivando a rappresentare ben 17 secoli di storia.

Dalla maschera Egiziana Anubi del 600 a.C. alla moda di Balenciaga degli anni '50, per la prima mostra sui cappelli del V&A Museum Jones si è divertito a scovare i modelli più interessanti, curiosando anche tra le collezioni inglesi di Bath, Stockport, Luton, la Royal Collection e godendo di prestiti internazionali da Los Angeles, New York, Parigi, Vienna nonché di contributi di collezionisti privati.

Molti gli inediti esposti all'interno di un percorso di 4 sezioni.

Inspiration affronta le tematiche da cui hanno attinto i modisti nel corso della storia; Creation illustra attraverso bozzetti e materiali le tradizioni, le innovazioni e il lavoro che porta alla creazione dei cappelli.

Il Salon mostra modelli spettacolari al top delle capacità sartoriali, mentre in Client si avrà modo di ammirare i cappelli che sono stati indossati da chi ha fatto di questo importantissimo accessorio un must: Dita von Teese, Gertrude Shilling, Isabella Blow e Anna Piaggi.

In esposizione anche gli ultimi modelli di modisti mondiali come Noel Stewart, Nasir Mazhar e naturalmente le recenti collezioni di Stephen Jones "VANDA" e "Albertopolis", entrambe ispirate dalla collaborazione con il V&A. Hats: An Anthology by Stephen Jones


Fino al 10 maggio 2009 Victoria and Albert Museum -

V&A South Kensington Cromwell Road, London

lunedì 13 aprile 2009

La Gina Light fa la star a Cernobbio


Special guest a Cernobbio!


L’avveniristica Bmw Gina Light sarà l’ospite d’onore del Concorso d’Eleganza Villa d’Este, l’evento sul lago di Como che, giunto all’ottantesima edizione (la prima nel 1929), mette insieme le più belle auto d’epoca ed i prototipi.

Capolavori di tecnologia e bellezza a quattro ruote.
Sarà il pubblico a decretare la migliore concept car, che non sarà però, la Bmw Gina Light.

Per un semplice motivo: è fuori concorso!
L’innovazione più radicale di questo prototipo Bmw è nella sua carrozzeria, la prima ad essere “malleabile”, poiché realizzata con uno speciale tessuto elasticizzato.
Il Concorso d’Eleganza si terrà a Cernobbio dal 24 al 26 aprile.

Dal sito del concorso: Tra gli eventi che celebrano il fascino delle automobili d’epoca, il Concorso d’Eleganza Villa d’Este è probabilmente quello più rinomato. E certamente è quello di maggiore tradizione per essere stato istituito nel 1929.

Dopo la sua rinascita negli anni 90, il Concorso ha visto migliorare di anno in anno i suoi contenuti che sono poi quelli che caratterizzano questo genere di eventi: la bellezza dello scenario, l’ospitalità impeccabile, l’efficienza dell’organizzazione, il programma delle giornate al Grand Hotel Villa d’Este e a Villa Erba, l’attenzione del pubblico, il risalto dato dalla stampa e dalle televisioni internazionali e, soprattutto, l’eleganza, l’originalità e lo stato di conservazione delle preziose fuoriserie che vi partecipano.

Al Concorso d’Eleganza Villa d’Este si respira un’aria di autentica aristocrazia, diversa dall’atmosfera leggermente commerciale che contraddistingue gli altri eventi.
Dopo un’attenta e rigorosa selezione, ogni anno confluiscono da tutto il mondo a Cernobbio le automobili più belle e importanti, accomunate da un design eccelso, dall’originalità e dal perfetto stato di conservazione, che ne fanno la migliore espressione dell’evoluzione dello stile dell’automobile.
Sulle rive del Lago di Como, il parco di Villa d’Este fa da magnifica cornice all’esposizione di circa 50 automobili d’epoca costruite tra gli anni Venti e Settanta, suddivise in categorie omogenee.

Presieduta da Lorenzo Ramaciotti, la Giuria formata da eminenti conoscitori del mondo dell’automobile assegna il premio “Best of Show”, offerto dal Gruppo BMW, all’automobile che più di ogni altra sa esprimere bellezza, passione ed unicità, in una parola a un’auto straordinaria. Ma a Villa d’Este anche il pubblico è protagonista: gli applausi ed i voti alle auto in gara decidono il vincitore del premio più tradizionale ed ambito del Concorso, la Coppa d’Oro Villa d’Este.
Il Concorso d’Eleganza Villa d’Este, al cui crescente successo contribuisce il generoso patrocinio del Gruppo BMW, ha introdotto dal 2002 un nuovo premio riservato alle concept cars ed ai prototipi contemporanei e basato, come per le automobili d’epoca, essenzialmente sul design e sulle sue tendenze, alcune delle quali verranno introdotte nella produzione del futuro.

Con ciò si riporta il Concorso allo spirito delle sue origini, quando i carrozzieri italiani ed esteri si avvalevano del Concorso per presentare alla loro clientela ed al pubblico i loro ultimi modelli. Oggi come ieri , il pubblico assegnerà il premio del Concorso d’Eleganza ad una di queste concept cars e prototipi esposti.

Le automobili, i partecipanti, i giardini e gli edifici di Villa d’Este e Villa Erba, il meraviglioso paesaggio del Lago di Como e la presenza di un pubblico che si dimostra sempre assai interessato e competente rendono questo evento un’esperienza indimenticabile. l’avanguardia delle concept cars e dei prototipi più nuovi.

Un chien à La Maison Blanche?



Pendant que certains enfants cherchent des œufs dans le jardin comme le veut la tradition pascale, Malia et Sasha Obama pourraient y trouver…un chien - celui que leur père leur a promis pendant la campagne électorale pour la présidentielle américaine.


L’affaire fait grand bruit aux États-Unis : l’arrivée de l'animal fait effectivement l'objet de plusieurs enquêtes dans la presse américaine.






First couple dip into their own pockets to remodel White House


THERE is no sign yet of the presidential puppy, but the Obamas are making the White House their own – much of it at their own expense.


The White House is being revamped inside and out to turn it into a family home.


There is speculation that the much-anticipated dog for Malia, 10, and Sasha, 7, could finally arrive on Easter Day. “Oh man, that’s top secret,” Barack Obama said.
When the promised Portuguese water dog or labradoodle turns up on the White House lawn, there could be some no-go zones. It will, for instance, have to keep out of the organic vegetable garden planted by Michelle Obama.


If the first pooch heads for the swing set near the West Wing, installed for the first daughters, it could get under the feet of the president. Obama rolled up with Hillary Clinton to the picnic table last Friday to swap notes on his recent trip to Europe and Iraq.




The dog will still have endless room to roam past the tennis court installed by Teddy Roosevelt in 1903, the horseshoe pitch where George Bush Sr tested the aim of Boris Yeltsin, the Russian president, the putting green installed by Dwight Eisenhower, the swimming pool built by Gerald Ford and Bill Clinton’s jogging track.
The puppy is due to arrive imminently after Obama promised on Jay Leno’s television chat show that the girls would finally get one after he returned from last week’s Nato summit.
They have already waited for five months since election night.


“This is Washington. That was a campaign promise. I’m teasing,” their father joked.
It will arrive “soon, so soon”, said Michelle, as she planted the first fruit and vegetable seedlings in the 1,100 sq ft garden with children from a local school.


The White House grounds will be overrun again for a day of fun tomorrow with up to 2,000 children attending the traditional Easter Monday “egg roll” – including 100 whose tickets were set aside for lesbian and gay families.
The organic garden will be tended at public expense by White House staff, with help from the first family, but it is “real inexpensive”, Michelle said. “We can produce enough fruits and vegetables to feed us for years to come just for a couple of hundred dollars.”
“It is a wonderful example of how you can use the role of first lady,” said Ann Stock, Hillary Clinton’s White House social secretary.


“She brought in a school class to plant the vegetables and brought in the television cameras, so millions of people heard about it. How many people planted gardens or filled pots with seeds as a result?”
The Obamas will pay for many of the White House improvements themselves after the president earned $2.5m (£1.7m) last year alone in royalties from the sale of his books, including the memoir Dreams from My Father.


They will redecorate their private quarters out of their own purse – turning down $100,000 of taxpayers’ money allocated by Congress.


“The Obamas have determined now is not the time to use taxpayer funds,” said Camille Johnston, Michelle’s communications director.
Stock said the Obamas were wise to pay for their own interior decorating: “It’s a very smart decision, given where we are now with the taxpayer and the state of the economy.”
The White House Historical Association pays for the redecoration of official rooms, she pointed out: “But this is where they actually live.


The White House, first and foremost, is a home and it’s got to be comfortable, particularly as they’ve got young girls. It’s where they eat breakfast, lunch and dinner and sleep in their beds.”
Where the dog will sleep has yet to be decided.

Bo, le chien d'Obama


C'était le secret le mieux gardé de Washington :
l'identité du chien de la famille Obama.
Il s'appelle "Bo".
C'est un chien d'eau portugais de six mois,
cadeau du sénateur Ted Kennedy.
"Bo" a été dressé pour ne pas mordiller
les meubles de la Maison blanche et pour ne pas faire ses besoins sur les tapis du bureau ovale.
President Obama chooses the
First Dog, with help from the
Kennedy clan .

The secret was among the most closely
guarded in Washington.

Clandestine meetings were arranged to
make sure the decision was correct and
America’s most venerable senator lobbied
intensely.

A training camp was established at an undisclosed location and President Obama agonised over whether he was breaking an election promise.
Then, inevitably, came the leak.

Two days before an announcement was due, the tidal wave of speculation that had been surging around the White House for more than two months finally overwhelmed the last lines of resistance.

It was, of course, about a dog.

Mr Obama’s daughters at last had the new pet promised to them by their father in his victory speech in November: a six-month-old Portuguese water dog named Bo.
Related Links

The First Dog is a gift from Senator Edward Kennedy, who has three “PWDs” of his own and had been busy extolling the virtues of this breed to Mr Obama and his family over recent weeks.
Bo has, apparently, been receiving obedience lessons from the senator’s dog trainers at a facility outside Washington so that he does not chew up or soil the White House carpets when he arrives tomorrow.

Over the weekend the internet had been frenetic with rumours about the choice. One website even had pictures which, though dismissed by the White House as “bogus”, were remarkably similar to those officially issued of Bo yesterday — including his distinctive markings.

The Washington Post, claiming to have been promised the world exclusive on the story, published a long front-page article that did little to conceal how miffed it felt at being scooped.
According to the newspaper, Bo had made a secret White House visit, known portentously as “The Meeting”, a few weeks ago to get to know — and to ensure that he would fit into — the First Family.
Sasha, the President’s youngest daughter, was said to be excited. Malia, who had had done “extensive research” on the choice, was focused on “responsibility issues” surrounding his care and training.
The name was chosen because the girls’ cousins have a cat also called Bo and Michelle Obama’s father was nicknamed “Diddley” after the blues musician.

They may have failed to notice that B.O. are the initial letters of Barack Obama, as well as — appropriately for a dog — body odour.
Having indicated in recent interviews that he would find a dog at an animal rescue shelter, the President has tried to cover himself from accusations of broken promises by making a donation to the District of Columbia Humane Society.

Aides have also pointed out that Bo had previously lived with another family, who decided they did not want him, before he was bought by Mr Kennedy.

Mr Obama’s problem, it seems, is that Portuguese water dogs are among the very few to which Malia would not be allergic and such expensive pure-breeds rarely end up in shelters.
The intense interest over the choice of dog reflects how a level of obsession about the First Family has endured through some difficult initial months in the White House.

Previous issues that have attracted similar focus include the colour of Mr Obama’s hair and the size of his wife’s biceps.

POWERFUL, NATURALLY

The breed: Portuguese water dog
Appearance: Robust, with a rectangular outline, and strong shoulders. A hard, penetrating and attentive expression. Coat can be black, white, brown, or combination of those colours
Temperament: Loyal and obedient to owners.

Their pleasant disposition makes them good companions
Characteristics: Intelligent, brave and energetic.

Exceptional swimming and diving ability, assisted by developed muscles and powerful tail, used as a rudder
History:

The breed is traced back to the Portuguese Algarve coast, where fishermen taught them to retrieve tackle and drive fish into nets. The first written reference, by a monk in 1297, relates how one dog pulled a dying sailor from the sea. Introduced to America in 1968, with the arrival of a bitch named Chenze
Sources: http://www.thekennelclub.org.uk/ , the Portuguese Water Dog club of America

domenica 12 aprile 2009

Buona Pasqua by Armani


Le uova di Pasqua Armani Dolci sono disponibili al cioccolato extra fondente o al latte.

In alternativa, si può optare anche per le delicate uova di cioccolato bianco.

N.B. All’interno contengono tutte una sorpresa Armani Casa!

Blender Bugatti Vela, la classe italienne


Les Italiens sont attachés à la gastronomie,
c'est sans doute pour cette raison que Bugatti
La qualité des lames ne laisse aucune chance
aux glaçons et fait des merveilles pour réaliser
smoothies, milk shakes ou margarithas!

Twitter è il Facebook delle star di Hollywood


E' il social network Twitter la nuova dipendenza delle star hollywoodiane.


Tutti lo usano, si lasciano scappare indiscrezioni, fanno dichiarazioni e anche qualche gaffe! Avevamo già raccontato della mania di John Mayer, che pare abbia causato la sua rottura definitiva con Jennifer Aniston, ma Twitter conta tanti altri affezionati celebri.

Cominciamo da Demi Moore e Ashton Kutcher, che vivono e “twittano” felici e contenti; recentemente il giovane Ashton ha pubblicato una foto della mogliettina in lingerie, lei invece si dichiara addicted, aggiorna costantemente il suo profilo e lo usa addirittura a fin di bene.

È proprio di qualche giorno fa, infatti, la notizia del “salvataggio” di un’aspirante suicida, che prima di compiere il folle gesto aveva inviato un messaggio in Rete, colto prontamente da Demi. Quanto a Lindsay Lohan e alla sua ex Samantha Ronson litigano e si lasciano online: la giovane attrice americana ha prima accusato la sua ragazza di tradirla e poi l’ha scaricata pubblicamente. Ashlee Simpson – giovane sorella della bionda Jessica – delizia invece gli amici con le foto del figlio Bronx (5 mesi), che ovviamente non è ancora in grado di esprimere la sua opinione in merito.


E su Twitter scrivono anche star del calibro di Hugh Jackman, che però ha commesso una piccola gaffe, riferendosi all’Opera House – emblema della sua Sydney – chiamandola Opera Center.

giovedì 9 aprile 2009

Le Doga?


New York Times (Etats-Unis)

"Bonding with their downward-facing humans"

Le Doga est une tendance qui fait fureur aux Etats-Unis.

Le mot est une contraction des mots Dog (chien en anglais) et Yoga.

Il se pratique de plus en plus un peu partout dans le pays.

Il intègre parfaitement le concept du yoga : vivre en harmonie avec les êtres et les animaux. Là, l’animal de compagnie participe aux séances de yoga de se son maître, s’allongeant sur son ventre ou se mettant autour de son cou.

Il faut compter 15 à 25 dollars la séance.

mercoledì 8 aprile 2009

Anni 60 : da Roma a Londra


Una mostra sugli anni '60: anni di grandi sconvolgimenti sociali, economici, demografici, di morale e di costume.

Gli anni Sessanta erano appena cominciati e gli inglesi già li etichettavano come anni al "sapore di miele".
Così almeno cantavano i Beatles(A Taste of Honey) non ancora entrati nella leggenda, ancora quattro ragazzotti di Liverpool che l’anno prima, il 1962, avevano inciso un 45 giri di buon successo, Love me do.
Per gli italiani, invece, erano anni al “sapore di sale”, almeno se si deve dare credito a Gino Paoli, alle varie rotonde sul mare e alle melodie dedicate alle spiagge che imperversavano allora.
Di certo c’è che erano anni di grandi sconvolgimenti sociali, economici, demografici, di morale e di costume.
La prima vittima illustre di quei mutamenti fu la famiglia. Ed è proprio il racconto sfaccettato di quest’entità sociologicamente immateriale che va in mostra a Roma e Londra.
Nella capitale inglese è l’artista di origine turca Kutlug Ataman a esporre alla galleria Thomas Dane - sotto il titolo “"fff"che sta per "found family footage", ovvero: filmati di famiglia ritrovati - una selezione di immagini liberamente tratte e rimontate da filmini casalinghi degli anni 50 e 60, girati in 8 millimetri, provenienti dagli archivi di due famiglie inglesi, i Fryers e gli Howards.
A Roma, al Complesso del Vittoriano, è esposta invece una selezione di oltre diecimila fotografie e qualche centinaio di filmini amatoriali, raccolti grazie a un certosino lavoro di vaglio in cui sono stati coinvolti studenti delle scuole superiori di una sessantina di comuni delle province laziali, iniziato tre anni fa e appena concluso.
Sono immagini che raccontano un altro Novecento, un paese fatto di lavoro, migrazioni, gioia e sacrifici. Un paese ancora in bianco e nero capace di scandalizzarsi per un campione del ciclismo come Fausto Coppi che lasciava moglie e figlia per un’altra donna, anche lei sposata con figli, ma impegnato a scoprire una nuova libertà sociale grazie a vespe e lambrette.
Un paese che linguisticamente si stava unificando con la trasmissione televisiva a canale unico del padre dell’insegnamento a distanza, il mitico maestro Manzi di Non è mai troppo tardi; che si entusiasmava per Lascia o Raddoppia? e le gaffe memorabili del signor Mike.
Sono immagini che, fondamentalmente, sollevano ragionevoli dubbi sull'esistenza in Italia di un nucleo familiare in stile "Mulino Bianco".
Forse è esistita più in stile Famiglia Benvenuti, serie televisiva italiana degli anni 60, madre di tutte le moderne fiction - che pur narrando le vicende e i buoni sentimenti di una famiglia italiana della media borghesia, covava simbolicamente al proprio interno, come avveniva nella società reale, i germi degli anni di piombo che sarebbero sbocciati di lì a poco.
Già perché nel cast degli interpreti, oltre a mostri sacri come Enrico Maria Salerno, Valeria Valeri, Claudio Gora, recitava un giovane Valerio Fioravanti, futuro terrorista.
Ma questa è tutta un’altra storia.

Sulle tracce di Raffaello a Urbino


Dal 4 aprile una mostra straordinaria celebra il Maestro rinascimentale.

E il suo amore per il Montefeltro.

Da scoprire fra arte, sapori, spa nel verde


Quando il padre Giovanni Santi, pittore dei duchi e letterato, muore nel 1494, il giovanissimo Raffaello – aveva solo undici anni – eredita una bottega fiorentissima in uno dei centri della cultura rinascimentale, Urbino.

Proprio il rapporto tra il pittore e la sua città natale è il tema della grande esposizione che si apre il 4 aprile nel salone del trono e nell’appartamento della duchessa a Palazzo Ducale, sede della Galleria Nazionale delle Marche.


La raffinata rassegna è l'occasione per riscoprire l’antica capitale del Montefeltro, che restituisce ancora oggi gli spazi in cui si è formato Raffaello.

A cominciare proprio dal Palazzo Ducale, cuore e simbolo della città, fino agli edifici signorili, le chiese, gli oratori che custodiscono straordinari capolavori d’arte.


E l'itinerario può proseguire anche oltre le mura, nel territorio dell'antico Ducato, tra morbide colline, dolci vallate, boschi e piccoli borghi rurali sapientemente ristrutturati e trasformati in templi dell’ospitalità dove è piacevole rilassarsi.

Come l’Urbino Resort Santi Giacomo e Filippo, che in occasione della mostra propone il pacchetto Speciale Raffaello: due notti in doppia b&b, percorso benessere olistico a 200 € a persona. Ospitato in un'azienda agricola di 360 ettari a coltivazione biologica, il resort occupa le vecchie case coloniche, ristrutturate e arredate con pezzi della tradizione ed elementi di design.

Ci sono anche una piccola abbazia di stampo trecentesco e un centro benessere nel vecchio fienile con magnifica vista sulle colline (via San Giacomo in Foglia 7, loc. Pantiere-Urbino, tel. 0722.58.03.05, www.urbinoresort.com, doppia b&b da 144 €).


All’interno della tenuta, ma aperto a tutti, c’è il ristorante San Giacomo di Urbino, tra laghetti e querce secolari dove si gustano le raffinate specialità di Massimo Emiliozzi: tortelli di cardi alla parmigiana, ciabattoni alle canocchie, anice e guanciale croccante (tel. 0722.58.06.46, menu da 40 E).

In città, invece, il ristorante Vecchia Urbino è un indirizzo storico per le ricette locali e gli ingredienti bio.

Da non perdere i tagliolini con guanciale e Pecorino di Fossa, la braciola all’Urbinate (via dei Vasari 3/5, tel. 0722.44.47, menu da 30 €).


La riscoperta degli anni giovanili di Raffaello conduce a Cagli, borgo gioiello dell’Appennino. Nella Chiesa di San Domenico si ammira l’affresco della Cappella Tiranni, recentemente restaurato e considerato il capolavoro di Giovanni Santi, nonché il punto di contatto con la pittura del figlio Raffaello.

Dall’1 al 3 maggio gli splendidi palazzi rinascimentali del centro storico diventeranno il palcoscenico di Distinti Salumi.

Rassegna Nazionale del Salume (tel. 0721.78.07.50), che offrirà degustazioni, laboratori del gusto e il meglio della norcineria italiana e marchigiana, come il lonzetto di fico, il ciauscolo, il prosciutto di Carpegna.

Tutte prelibatezze del territorio, da acquistare nella bottega con enoteca Alimentare (via Leopardi 18, tel. 0721.78.19.50). Nelle vicinanze, ottima carne alla brace alla Taverna della Rocca, nelle ex stalle del castello di Frontone, con vista spettacolare sulla vallata (via Leopardi 20, tel. 0721.78.62.18, menu da 25 e).

Per la notte ci si rifugia ai 2 Campanili Relais, a Montemaggiore al Metauro. Anche qui, in occasione della mostra, si può approfittare del pacchetto Raffaello: 2 notti in mezza pensione e ingresso a Palazzo Ducale, da 200 € a persona.

martedì 7 aprile 2009

Tragedia dell'Aquila:Pastori tedeschi e compagnia: salvano le vite!








Molte le persone recuperate grazie al fiuto di questi cani pronti a tutto!
In campo in Abruzzo anche una cinquantina di unità cinofile arrivate da tutta Italia.

Si infilano senza timore negli anfratti e nelle fessure più strette, passando fra una trave e un cumulo di macerie. E con il loro fiuto sono in grado di indicare con precisione il punto in cui vi sono persone sepolte che devono essere tratte in salvo.
Le drammatiche immagini del terremoto in Abruzzo hanno portato in evidenza anche loro, gli «angeli» a quattro zampe, i cani da catastrofe che in queste situazioni si rivelano più utili di qualunque strumento di rilevazione elettronica.

SQUADRE MOBILITATE -

Sono molti, i cittadini di L'Aquila e dei piccoli comuni devastati dal sisma, che probabilmente devono la loro vita a Yuri, Laka, Athos e alle decine di altri cani che in queste ore hanno affiancato i soccorritori nell'opera di salvataggio.
Fin dalle ore immediatamente successive ai crolli, sono state una sessantina le unità cinofile impegnate sul campo, dislocate tra il capoluogo e gli altri centri dove sono stati registrati crolli di edifici.
La protezione civile e le altre organizzazioni scese immediatamente in campo - dalla Forestale alla Croce Rossa, passando per carabinieri, polizia, guardia di finanza e corpi militari - hanno mobilitato le proprie squadre di ricerca, ben sapendo che la rapidità in questi casi è fondamentale nel decretare le possibilità di successo.
E' proprio in questi frangenti che l'uomo ha bisogno di affidarsi al suo più fedele amico, capace di arrivare dove lui mai non potrebbe, e di percepire segnali, suoni e odori che diversamente non sarebbero colti.

CONNUBIO UOMO-CANE -

Le unità cinofile impiegate in Abruzzo provengono dalla Lombardia, dal Lazio, dalla Toscana dal Veneto e da diverse altre regioni e sono organizzate perlopiù dall'Ucis (Unità cinofile italiane da soccorso), l'organizzazione che raccoglie i diversi gruppi istituzionali e di volontari sparsi sul territorio nazionale.
Ogni unità è composta da un cane e dal suo conduttore, che formano un connubio inscindibile, basato soprattutto sulla fiducia reciproca e su una certa capacità di confidenza e di intesa.
E' da questa specialissima relazione a due che scaturisce quella sincronia che si rivela spesso determinante nelle situazioni più difficili, quelle in cui si lotta contro il tempo.
NON SERVE IL PEDIGREE -
Le razze che vengono utilizzate sono le più diverse:
pastori tedeschi, labrador e golden retriever, collie, pastori del Belgio.
Per particolari situazioni, come le ricerche in caso di valanghe o in acqua, vengono impiegati anche cani di grossa stazza, come i San Bernardo o i terranova.
Ma nelle situazioni in cui il cane affianca l'uomo nelle ricerche, non è indispensabile avere un pedigree: sono diversi i casi di cani impiegati dalle forze dell'ordine che si sono rivelati validi «agenti» pur essendo dei meticci e, in alcuni casi, degli ex trovatelli adottati in un canile o recuperati nel corso di operazioni contro il traffico di cuccioli.
UN GIOCO CHE SALVA VITE -

Ed è proprio quando gli animali sono cuccioli che inizia l'addestramento.
Come se fosse un gioco: i cani vengono abituati a trovare oggetti, a muoversi su terreni impervi, a utilizzare l'olfatto. Ogni volta che un esercizio viene compiuto nel migliore dei modi, l'animale viene gratificato.
E così è indotto a ripeterlo e a farlo sempre meglio. Il gioco diventa via via più difficile e più specializzato.
Fino a che l'addestramento - che può durare tra un anno e mezzo e i due anni - sarà completato e il cane, ormai diventato adulto, sarà da quel momento un valido alleato nell'aiuto alle popolazioni in difficoltà.

Gwyneth pubblica una guida di Londra


La bella attrice di Hollywood si dà all’editoria.

Gwyneth Paltrow – ora al cinema con Two Lovers – dopo aver dichiarato di essere impegnata nella realizzazione di un libro di ricette dedicato al padre, è pronta per un nuovo lavoro su carta stampata.

Questa volta si tratta di una guida di Londra by night e non solo, completa di indirizzi e nomi dei locali, ristoranti e posti da vivere piacevolmente. Sono ormai cinque anni che Gwyneth vive nella capitale inglese con il marito Chris Martin e i loro figli Apple (4 anni) e Moses (2 anni), e non ha mai rinunciato alla movida locale, muovendosi su e giù per la città come una London girl doc! Attenzione però prima di acquistare il libro: è vietato ai possessori di un sostanzioso conto in banca.

La selezione di locali, hotel e affini, infatti, non è proprio low cost.

Grande Nek!!


Ha scelto il teatro Smeraldo di Milano per la quinta data del suo tour Filippo Neviani, per amici & fan NEK.

Il fascinoso emiliano dagli occhi di ghiaccio ha offerto al variegato pubblico milanese e non, una serata caleidoscopica – e non solo per la scenografia – spaziando da pezzi classici di delicato pop melodico a suoni elettronici più in linea con la nuova maturità artistica acquisita.

Il concerto si è aperto in modo soft con pezzi acustici intensi, giusto il primo assaggio per le giovanissime e innamoratissime teenager, arrivate a branchi vistosamente truccate, in mise provocanti con l’intento di attirare l’attenzione del loro idolo, esaltate e chiassosissime fin sotto il palco, sfidando l’ira funesta della security.
“Filippo il Bello” ha la capacità di trasformare lo Smeraldo in una pista da ballo sotto le stelle, sfondando le pareti di broccato con la potenza ritmica e travolgente di Se non avessi te, e di straziare mente e cuore con pezzi forti di vita vissuta come Per non morire mai e Nella stanza 26.

Il tutto con l’accompagnamento di una band di tutto rispetto e una scenografia da big fatta di luci psichedeliche, videoclip e immagini tridimensionali di cieli, mari, universi e metropoli, ambienti fisici ma forse anche mentali nei quali prendono vita i pezzi del frontman.

Linee guida e filo di Arianna dei labirintici virtuosismi vocali di NEK sono sempre i temi sociali e d’amore che ritroviamo nei suoi pezzi.

Forse è proprio questo il segreto del duraturo successo del nostro beniamino, ovvero saper raccontare in musica ciò che tutti noi non sappiamo esprimere a parole, o forse non abbiamo il coraggio di dichiarare perché facciamo parte della schiera di chi “non rischia mai, chi per non avere guai pensa ai fatti suoi”.
Conquista tutti il pezzo La voglia che non vorrei, malinconica litania rock, e la storica Lascia che io sia, e su quest’onda di emozione quasi non ci si accorge di essere già ai bis che fortunatamente diventano tris con L'inquietudine, poi con un classico intramontabile come Laura non c’è e, infine il saluto con Almeno stavolta che fa alzare tutti – ma davvero tutti – dalle comode poltroncine imbottite per dare libero sfogo a scrosci di mani e battiti di piedi a ritmo di rock.

Grande Nek, hai deliziato occhi (davvero “fisicato” questo splendido 37enne!) e udito di un’insaziabile pubblico. Per chi non fosse ancora soddisfatto domani c'è un'altra imperdibile serata al teatro Augusteo di Napoli. Buon divertimento e buon viaggio al centro dell’anima!

Guiness compie 250 anni!



Happy birthday Guinness!
La più famosa Irish stout compie 250 anni
La data per gli irlandesi è di quelle storiche: la Guinness compie 250 anni.
E allora via non solo ai festeggiamenti, ma anche ai dovuti tributi in onore di quello che non è più un semplice prodotto tipico, ma è diventato un simbolo dell’Irlanda intera, almeno quanto quel trifoglio che gli osti irlandesi disegnano su ogni pinta prima di servirla.


Creata da Athur Guinness nel 1759, la birra Guinness è divenuta ben presto famosa in tutto il mondo, tanto da meritare adesso una mostra che ne ripercorre la storia e che è stata allestita al settimo piano della antica fabbrica si St.James Gate, la Guinness SotreHouse, meta turistica di almeno un milione di persone all’anno.

History of stout” - questo il titolo della mostra - presenta cartelloni pubblicitari, filmati, documenti e antiche macchine per la produzione, la conservazione e il trasporto della Guinness.
L’ultimo piano della fabbrica - gioiello dell’architettura industriale - offre inoltre un meraviglioso panorama di Dublino, da osservare gustando quella che gli irlandesi stessi descrivono come la migliore pinta di Guinness del pianeta.

Il trench




Torna la primavera e tornano i trench, eleganti o ironici a seconda dei modelli e degli abbinamenti.




Immortalato in tanti film, il trench è legato, in una delle sue tante declinazioni, alla figura dell’investigatore, ma non è al tenente Colombo che dovete ispirarvi per questa primavera! Sono diverse ed interessanti le proposte che stanno comparendo nelle vetrine, e vanno dai colori tenui ai più accesi, spaziando anche fra diverse lunghezze, più o meno bottoni ed una lunga serie di altre varianti… ad ognuno il suo!
Il trench per antonomasia, in ogni caso, resta quello di Burberry, il primo brand a scommettere su questo capo ed a farlo uscire dal guardaroba maschile per diventare un evergreen (pur con mille rivisitazioni) anche nell’armadio femminile.
Burberry :
Burberry è una casa di moda di lusso britannica che realizza vestiti, accessori e cosmetici. Caratteristico è il motivo che è spesso presente sui suoi prodotti e che è divenuto il suo simbolo più riconosciuto e imitato.
L’azienda possiede negozi propri e in franchising in tutto il mondo, ma vende anche attraverso concessioni in negozi terzi.
Sia Elisabetta II che il Principe Carlo hanno concesso all’azienda la Royal Warrant.
Storia

Burberry clothing fu fondata nel 1856 dal ventunenne Thomas Burberry, che aprì un negozio a Basingstoke, Hampshire.
Consolidato il successo già dal 1870 e ottenuti alcuni brevetti, nel 1891 Thomas Burberry aprì un emporio in the Haymarket, Londra, che ospita ancora la sede dell’azienda. La compagnia fu successivamente incaricata di creare una nuova uniforme di servizio per gli ufficiali britannici e divenne fornitrice della spedizione antartica di Roald Amundsen nel 1911 e di Ernest Shackleton nel 1914. Divenuta popolare nel secondo dopoguerra, Burberry fu acquistata nel 1955 da Great Universal Stores (poi GUS plc), che possedeva i negozi londinesi di Argos (Negozi) e Homebase, scivolando in un lento declino. Solo nel 2000 l’azienda fu ristrutturata e promossa, rivitalizzando il suo successo e le sue vendite anche in nuovi settori di mercato.
I due tipi

Ci sono due tipi di Burberry, ovvero due collezioni diverse.
La prima è Burberry, conosciuta per il classico stile tartan.
La seconda collezione è “Burberry Prorsum”, creata dallo stilista Christopher Bailey, che ha un tocco meno classico, più glamourous: è la collezione che sfila sulla passerelle interpretata dalle più celebri supermodelle come Coco Rocha, Eva Riccobono, Lily Donaldson, Mariacarla Boscono solo per fare qualche nome e che cambia ogni anno, non continuativa come invece l’altra (anche se a volte il motivo tartan si ritrova anche nella collezione Prorsum).
Ad esempio il must del Trench Burberry è stato proposto anche nella collezione Prorsum ma rivisitato: da semplice è diventato borchiato.
Il logo

Il logo del cavaliere equestre compare nel 1901, con questo fa apparizione anche la parola latina Prorsum che accompagnerà il nome Burberry.
Il classico check Burberry, ovvero il motivo a linee orizzontali e verticali incrociate appare per la prima volta nei cappotti nel 1920, diverrà in seguito il motivo di riconoscimento dei capi Burberry.
Possiamo trovare due tipi di etichette: Burberry o Burberrys of London.
La prima denominazione appartiene ai capi prodotti a partire dal 1999, in quanto in quella data l’azienda ha deciso di cambiare la propria denominazione da Burberrys of London a Burberry.

Les secrets des serveurs de Google





On vient d'en apprendre un peu plus sur les serveurs de Google, un des secrets les mieux gardés de la société.
Google, comme on le savait déjà, stocke ses serveurs dans des containers, identiques à ceux utilisés pour le transport maritime (ou pour le logement des étudiants aux Pays-Bas).
Un seul container permet de stocker 1 160 serveurs et consomme près de 250 kW.
Une batterie par serveur.
Chaque serveur est composé d'une carte mère Gigabyte (GA-9IVDP), qui reçoit deux Xeon de type Nocona (architecture Netburst, comme les Pentium 4), de la DDR2-400 et deux disques durs SATA, des Hitachi Desktar 7K1000 (en RAID1).
Plus intéressant, en plus de l'alimentation de la machine, Google installe une batterie de 12 V (proche de celles utilisées dans les voitures) pour alimenter les serveurs en cas de problèmes. Selon la firme, sa solution est peut-être moins professionnelle que les onduleurs classiques, mais aussi plus efficace.
Notons tout de même qu'il ne s'agit ici que d'un des modèles que Google utilise, la société travaille aussi avec AMD pour une partie de ses serveurs.
Rappelons que Google est officieusement le plus gros fabricant de serveurs dans le monde, et que même si certains de ses choix semblent assez artisanaux, ils ont a priori été faits pour une question de coût.
Et rappelons que la société a aussi présenté il y a quelques semaines la configuration de ses premiers serveurs.

mercoledì 1 aprile 2009

Festa a Bologna per il restauro delle "Due Torri"


Torri di luce, la Garisenda e gli Asinelli!
Riflettori al tramonto per il restauro delle Due Torri..


La Sala del Podestà gremita per lo spettacolo di Lucio Dalla.


Fuori, la pioggia scrosciante, il traffico, il viavai; dentro, oltre il cancello e la scalinata, solo la poesia, per ritrovare Re Enzo prigioniero, Dante e Cavalacanti e intorno la Bologna medievale. Così ieri pomeriggio la città ha reso omaggio ai suoi simboli più celebri, con «La notte della torre», iniziativa della Fondazione del Monte in occasione del restauro della Garisenda e degli Asinelli che, al calar della sera, si sono rivestite di luce, mentre a causa del maltempo sono stati annullati gli spettacoli previsti in piazza e sotto le Due Torri.


A palazzo Re Enzo, poco prima del tramonto, c’è stato «Cantattorri», spettacolo con Lucio Dalla, Piera degli Esposti e Marco Alemanno.

La Sala del Podestà gremita con la gente fuori, nell’eventualità di qualche posto libero: i bolognesi non hanno voluto mancare alla festa delle loro Torri, in cui poesia e musica hanno raccontato la «bolognesità», come ha sottolineato lo stesso Dalla:
«È un capolavoro di Roberto Roversi, rappresentato un’unica volta in piazza Santo Stefano, diversi anni fa, Re Enzo, da ostaggio divenne parte integrante della città», mentre sull’ipotesi di un suo impegno nella politica cittadina : «Non ne avrei né il tempo né le capacità, preferisco occuparmi di cultura come già faccio con eventi come questo o la regia di opere al Comunale».
In sala il presidente della Fondazione del Monte, Marco Cammelli, il maestro Giorgio Zagnoni, direttore artistico dell’Auditorium Manzoni, il sovrintendente del Teatro Comunale Marco Tutino, ringraziato durante lo spettacolo da Dalla per aver «prestato» due musicisti, e l’ex ministro Franco Bassanini.
Poi, le luci si sono abbassate e nella sala, è apparso Re Enzo evocato dai versi dell’opera scritta da Roberto Roversi e musicata dallo stesso Dalla nel 1998: il figlio di Federico II, imprigionato nel palazzo, che prenderà il suo nome, si dispera, grida la sua voglia di vivere e guarda la città oltre le grate che come un polmone «si gonfia, risuona ed esprime audacia».

Marco Alemanno e Piera degli Esposti, ripercorrono le tappe della prigionia di Enzo, accompagnati da una piccola ensemble e da Lucio Dalla al clarinetto, mentre sullo sfondo vengono proiettate immagini di cavalieri e battaglie, poi la morte e arabeschi variopinti quando i versi si addolcivano, ricordando l’amore, gli affetti e la patria lontana di Enzo.

Al termine di questa prima parte gli applausi scroscianti, quasi sovrastavano la voce del cantautore, che ha voluto dedicare la parte successiva a quanti sono arrivati a Bologna e vi sono rimasti a vivere.

E allora i versi sono stati quelli di Federico II, di Cavalcanti, fautore del Dolce Stil Novo e amico di Dante, e di Guinizelli.

Il Sommo Poeta fu per un periodo a Bologna, proprio per far visita al suo amico, e Lucio Dalla, ne ha letto un breve sonetto in onore dello ‘stupor garisendi’, che Dante scrisse dopo aver visto le due torri «tributo alle giuste proporzioni, come la bassezza, come per gli uomini bassi», ha ironizzato Dalla concludendo la serata , con un suo tributo a Bologna: «Piazza Grande»; intanto le torri erano già illuminate.